Sesso con la zingara, chiede l’extra Non vuole pagare e s’inventa il furto

Sesso con la zingara, chiede l’extra Non vuole pagare e s’inventa il furto
JESI - Viene abbordato al bar dalla zingara che si prostituisce nei bagni della stazione ferroviaria e, consumata la prestazione sessuale dietro pagamento di 50 euro, alza la...

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JESI - Viene abbordato al bar dalla zingara che si prostituisce nei bagni della stazione ferroviaria e, consumata la prestazione sessuale dietro pagamento di 50 euro, alza la posta e rilancia per soddisfare qualche desiderio hot in più. Lei ci sta, abituata a contrattare e mercificare il suo corpo. Più 50 per andare oltre. Tutto accade dentro i bagni pubblici della stazione ferroviaria, teatro da alcuni mesi a questa parte di scene bollenti e rapporti sessuali consumati in modo occasionale. Ma il cliente, senigalliese di mezza età, non resta soddisfatto della prestazione e rivuole indietro le 50 euro di integrazione. Niente, la zingara le infila sotto l’ampia gonna colorata e scappa, in fondo se li è guadagnati. A quel punto il cliente improvvisa una prova da attore che gli riesce male. Chiama i carabinieri dicendo di essere stato derubato di 100 euro da una zingara cui aveva fatto l’elemosina.


«Mi ha chiesto 50 centesimi, tendendo la mano e per pietà ho estratto il portafogli per darle la monetina, ma lei con destrezza mi ha sfilato una banconota da 100 euro ed è fuggita». Questa la sua versione ai militari intervenuti sul posto. Ma la versione scricchiola con le domande del caso, le risposte arrivano affannose e poco convincenti. I carabinieri capiscono subito che qualcosa non torna e alla fine il cliente ammette di essersi inventato il furto ma di aver dato le 100 euro alla zingara per un rapporto sessuale che non lo aveva soddisfatto. Una vicenda squallida che riaccende una problematica in realtà mai sopita alla stazione ferroviaria, dove Ferrovie dello Stato investe per la riqualificazione degli ambienti condivisi (sale d’aspetto, biglietteria, bagni), l’amministrazione fa il suo con l’installazione di telecamere nel piazzale antistante l’edificio e su viale Trieste, le persone ci investono (vedi l’edicola e il bar) e le forze dell’ordine hanno raddoppiato i controlli. Ma la prostituzione non è reato e non la fermi, anche perché c’è domanda. Però è la piaga della stazione. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico