La Jp ora si chiama Indelfab e viene messa in liquidazione. I sindacati: a rischio ci sono quasi 600 posti di lavoro

La Jp ora si chiama Indelfab e viene messa in liquidazione:.I sindacati: a rischio ci sono quasi 600 posti di lavoro
FABRIANO - Messa in liquidazione della JP Industries di Fabriano dopo...

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FABRIANO - Messa in liquidazione della JP Industries di Fabriano dopo averle fatto cambiare nome. È l'ennesimo colpo di scena nella vertenza della newco che fa capo all'imprenditore Giovanni Porcarelli, emerso durante l'assemblea dei lavoratori con i sindacati oggi a Fabriano. Una newco che «di fatto non è mai nata dal punto di vista produttivo, dato che una produzione non è mai avvenuta con continuità» è stato sottolineato dalle organizzazioni nel corso di una assemblea con i lavoratori. Continuità che, invece, non è mai mancata nell'erogazione di ammortizzatori sociali, «ben otto anni consecutivi, addirittura dodici anni se si considera la ex Antonio Merloni», il cui comparto del bianco, è stato acquisito dalla JP Industries: gli stabilimenti di Fabriano di Santa Maria e Maragone, e quello umbro di Gaifana, riassumendo 700 lavoratori, inizialmente riassunti e poi rimasti in 584, equamente distribuiti fra Marche e Umbria. Il 29 giugno scorso il cambio di nome in Indelfab, «Industrie elettrodomestiche fabrianesi», il 3 luglio la messa in liquidazione. «Sono poche le informazioni che ci sono state date» dichiara Pierpaolo Pullini, responsabile per la Fiom del distretto economico di Fabriano. «Probabilmente, i commissari presenteranno una nuova domanda di ammissione al concordato tenendo in conto le prescrizioni del giudice nella stesura del piano concordatario. Ma non ci hanno rivelato niente né riguardo al tipo di concordato né progetto industriale». I lavoratori sono coperti fino al 6 settembre prossimo, quando scadrà il periodo della cassa integrazione per Covid. Si potrebbe richiedere un ulteriore periodo, «ma chi dovrà farlo? Se l'azienda viene messa in liquidazione, si può tornare in cassa integrazione straordinaria? Probabilmente no, visto che erano previsti investimenti che a oggi non sono stati fatti. Insomma - conclude Pullini - si naviga non a vista, di più. E il tutto sulla pelle dei lavoratori che vedono il baratro sempre più vicino». Lavoratori che, sempre più esasperati, sono pronti alla mobilitazione.
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Corriere Adriatico