Un dipendente su 5 non si è vaccinato, Torrette chiude all'80%. L'appello dell'ospedale: «E' un obbligo morale»

All'ospedale di Torrette si è vaccinato l'80% del personale
ANCONA - Un dipendente su 5 a Torrette non si è vaccinato contro il Covid. Per quanto buona sia stata la risposta del comparto (oltre l’85% dei medici ha aderito alla...

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ANCONA - Un dipendente su 5 a Torrette non si è vaccinato contro il Covid. Per quanto buona sia stata la risposta del comparto (oltre l’85% dei medici ha aderito alla campagna, mentre gli infermieri e gli oss si sono fermati al 75%, anche se dati ufficiali non sono stati ancora diffusi dall’Azienda) c’è un 20% della popolazione ospedaliera che non ha potuto o non ha voluto sottoporsi al vaccino. Un problema culturale? «Purtroppo c’è una piccola quota di persone che hanno compiuto una scelta diversa - spiega Alfio Ulissi, direttore della Medicina del Lavoro degli Ospedali Riuniti -. Io ritengo che chi opera in ambito sanitario abbia un obbligo morale: l’invito, rinnovato a tutti dall’Azienda, è di vaccinarsi, se non altro per rispetto dei pazienti. E poi ciascuno di noi ha parenti fragili a casa: se non lo facciamo per noi, almeno proteggiamo loro». 

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All’appello si unisce Stefania Ragnetti, segretaria generale Fp Cgil di Ancona. «La posizione del sindacato è netta - dice -. Vaccinarsi è un atto di responsabilità verso la società. Non si può compiere una scelta ideologica se questa ricade sulla salute della collettività. Purtroppo c’è molta ignoranza e disinformazione, non sempre è facile distinguere le notizie serie da quelle fake. E come Cgil chiediamo a gran voce che venga stabilità una priorità a favore degli anziani ospiti delle Rsa, dei loro operatori e delle scuole». 


In tutto, a Torrette sono stati somministrati più di 3.500 vaccini su un totale di oltre 3.800 lavoratori, a cui vanno sommati gli universitari e i dipendenti delle ditte appaltatrici che gravitano sull’ospedale, come i tecnici delle sale operatorie. 


«Siamo oltre l’80%, il risultato è soddisfacente perché va oltre le nostre previsioni - spiega il dottor Ulissi -. Non pensavamo di raggiungere questi numeri per le voci che si erano diffuse all’inizio: c’era un po’ di diffidenza, normale quando non si conosce bene una realtà. Nonostante tutto, la popolazione di Torrette si è vaccinata volentieri e i primi sono stati coloro che operano nei reparti d’emergenza, forse perché hanno visto il nemico con i propri occhi. Ringrazio i medici in formazione specialistica che ci hanno aiutato». Positiva anche la risposta degli amministrativi. «Erano gli ultimi a potersi sottoporre alla profilassi, appena ne hanno avuto la possibilità, hanno aderito».

Effetti collaterali? Quasi nulli, secondo Ulissi. «Qualcuno ha manifestato febbre e brividi, ma rientra nella normalità e nelle possibili conseguenze evidenziate dalla Pzifer stessa: nessuna reazione allergica, tutto si è svolto regolarmente». 


Intanto, chiusa la prima tornata, ieri a Torrette è scattata la fase dei richiami: la seconda dose della stessa casa farmaceutica americana è stata somministrata ai 35 volontari che avevano aderito alla giornata sperimentale del V-Day, lo scorso 27 dicembre. Inoltre, ad alcuni operatori sono state iniettate le dosi che erano ancora a disposizione. «Nei prossimi giorni riprenderemo la campagna vaccinale per i richiami in base al calendario predefinito - aggiunge il direttore della Medicina del Lavoro -. Quando andremo a regime, procederemo con 252 richiami al giorno, in modo da completare la campagna entro la metà di febbraio». L’obiettivo è convincere l’intero ”pianeta” Torrette a vaccinarsi. «Sarebbe importante, è l’unica arma che abbiamo per debellare il virus: speriamo di uscire presto da questo tunnel e tornare ad una vita normale, anche se non sarà un processo di breve durata». 

 

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Corriere Adriatico