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ANCONA - Il Bar del Duomo all’ultimo chilometro. Antonio Ambrosio, titolare del ristorante Il Giardino subentrato alla gestione del locale, è speranzoso. Ma manca ancora il via libera del Comune per la ripresa del cantiere. La richiesta avanzata dal ristoratore per la gestione 25ennale dell’area deve passare prima al vaglio del consiglio comunale. Cosa che, a sentire Ambrosio, sarebbe dovuta accadere già due mesi fa.
«E invece siamo ancora qui ad aspettare - dice l’imprenditore - se l’ok non arriva entro settembre, non riuscirò ad aprire nemmeno per l’estate prossima». Un’attesa che comincia a pesare. Soprattutto nell’economia dell’investimento preventivato, perché servono almeno 800mila euro. «Abbiamo dovuto adeguare il progetto dopo il ritrovamento dei reperti - spiega Ambrosio - e i preventivi sono lievitati in maniera esponenziale.
L’aumento dei costi
«Senza contare che, nel frattempo, sono aumentati anche i costi delle materie prime come ferro, acciaio, alluminio - specifica il ristoratore - dunque ho seriamente bisogno di una concessione più ampia per rientrare delle spese». Così la richiesta di prolungamento della concessione è stata inviata agli uffici della direzione Urbanistica e lavori pubblici del Comune. «Il dirigente Claudio Centanni mi aveva detto che avrebbe mandato in consiglio comunale la nostra richiesta circa due mesi fa - continua Ambrosio - ma ad oggi non si sa ancora nulla».
Più che una ristrutturazione per la riapertura, il bar del Duomo sta attraversando un’Odissea che dura da 8 anni. Infatti Antonio Ambrosio è subentrato nel 2013 alla vecchia società che gestiva il locale. E quando ha avviato i lavori per lo smantellamento della struttura, si è visto affiorare dal terreno i resti dell’antica chiesa di Santa Maria del Carmine e del convento. Una sorpresa che ha gelato il sangue all’imprenditore. Infatti da quel momento è cominciato il percorso ad ostacoli che ancora oggi non ha trovato una stabilità.
«Il prossimo 23 ottobre sono ben 8 anni che mi trovo in questa situazione - racconta Ambrosio - mai avrei pensato che sarebbe stato così complicato». Più che altro ci si è messo di mezzo anche il destino, affascinante e romantico per gli anconetani che un giorno potranno ammirare i resti di un pezzo della città antica. Un po’ meno, invece, per l’imprenditore che rimane ancora una volta appeso alla burocrazia. «Ad ogni modo continuerò ad inseguire il mio sogno - dice Ambrosio - ovvero quello di riaprire il locale per l’estate 2022».
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