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ANCONA Eroi in esubero. A Torrette verrà rinnovato il contratto ad appena un terzo dei sanitari assunti negli ultimi anni (molti durante l’emergenza Covid). Circa 430 i lavoratori nel mirino, di cui soltanto 125 quelli per cui scatterà la proroga al 31 ottobre. Perlopiù personale dei reparti d’emergenza, quindi neonatologia, politrauma, terapia intensiva e blocchi operatori. Per tutti gli altri, resta un grosso punto interrogativo.
Le beghe
Per il nosocomio regionale non è altro che l’ennesima bega da risolvere: prima le liste d’attesa infinite, il cantiere infinito per il nuovo Salesi, il problema dei posti letto ad Ematologia, adesso anche il nodo dei precari. A inizio anno, proprio sulle pagine del Corriere Adriatico, abbiamo raccolto testimonianze di pazienti che non riuscivano a prenotare un esame specialistico (tramite Cup) neanche per il 2024. Il Salesi 2.0 è in ritardo di almeno 4 anni sulla tabella di marcia. Poi il problema del personale: la mancanza di infermieri ha rischiato di ridurre i posti ad Ematologia da 12 a 8. Eppure c’è un esercito di precari che ora resta in bilico. E pensare che nel 2022 era stato insignito del titolo di ospedale pubblico migliore d’Italia. «I dipendenti in servizio bastano appena a garantire l’attività di base» denunciano dall’Rsu. «Per noi sono vitali i servizi tempo-dipendenti come la rianimazione. Nelle Marche ci aspettiamo 2 milioni di turisti quest’estate. Può succedere che tante persone abbiano bisogno di cure urgenti» dice Armando Gozzini, dg di Torrette.
La protesta
A pagarne le spese saranno anche i cittadini. «Rischiamo di bloccare attività importanti» avvertono i sindacalisti: tra i mancati rinnovi, infatti, ci sono gli amministrativi che si occupano della gestione delle cartelle cliniche, i tecnici del centro trasfusionale, personale del reparto di ginecologia dove si fa già fatica a sostituire le maternità. Ciò fa crescere la preoccupazione su cosa potrà succedere dopo il 30 giugno, quando scadranno i contratti dei trecento. Anche perché ci sono reparti in cui è pressoché impossibile ridurre i servizi. Quindi? O si andrà a scaricare la pressione su personale già in overbooking o si dovranno allungare le liste d’attesa. Poi c’è il nodo stabilizzazioni: tra i 300 in uscita, molti avrebbero diritto ad accedere alla stabilizzazione Covid, alcuni addirittura a quella Madia. Ciò significa che rischia di andare a casa anche personale che aveva maturato già nel 2021 il diritto a vedere il proprio contratto trasformarsi in indeterminato. Alla carenza di medici, Saltamartini propone la sua soluzione. «Se sono pochi, possiamo valorizzarli assumendo più infermieri, di cui - anche se sono carenti - c’è una maggiore disponibilità». Una certezza ce l’ha: «avremmo bisogno di tutti», dice. Però i vincoli, anche se - e lo riconosce lo stesso assessore - «c’è un tetto di spesa ma se i pazienti si ammalano devono essere curati». Soluzioni? «Speriamo che ci siano nuove risorse» si augura Gozzini. Gli risponde Saltamartini. «Siamo la terza o quarta regione modello in Italia per il sistema sanitario. Quando verrà fatta la ripartizione delle risorse (nazionali, ndr), le Marche ne riceveranno in misura aggiuntiva» rivela. Basterà? Non possiamo saperlo. Intanto i sanitari pensano alla serrata: «La Rsu si è già mobilitata. Per domani (oggi per chi legge, ndr) è convocata una riunione e intraprenderemo ogni iniziativa utile a garantire l’assistenza ed i diritti dei lavoratori» promettono.
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