La sindaca Mancinelli chiude le scuole: «Ordinanza eccessiva? All'ospedale 33 ambulanze in fila»

Il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli
ANCONA - «Provvedimenti troppo severi? Poche ore fa a Torrette c’erano 33 ambulanze in fila perché non riuscivano a scaricare i pazienti Covid». Alza lo...

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ANCONA - «Provvedimenti troppo severi? Poche ore fa a Torrette c’erano 33 ambulanze in fila perché non riuscivano a scaricare i pazienti Covid». Alza lo scudo Valeria Mancinelli contro i critici delle restrizioni. In un’ora di diretta Facebook il sindaco ha chiarito punto per punto le ragioni che l’hanno spinta lunedì pomeriggio a chiudere repentinamente le scuole.

 

 

«È l’unica misura che potevamo adottare, un sindaco non può fermare i negozi, i centri commerciali o le attività sportive consentite dalla legge, né può dichiarare la zona rossa per l’intera città: questi provvedimenti spettano alla Regione o al Governo» ha specificato, lasciando intendere che, se ne avesse avuto il potere, sarebbe passata lei stessa all’azione, molto prima. 
Sì perché «tutti gli ospedali della provincia sono oltre la soglia di allarme per l’occupazione di posti di terapia intensiva e dei reparti non intensivi - ha evidenziato la prima cittadina -. Oggi pomeriggio (ieri, ndr) a Torrette c’erano 33 ambulanze in fila, 13 a Jesi, 7 a Senigallia». Tra i pazienti all’ospedale regionale, anche un 23enne dell’Anconetano, senza altre patologie, ricoverato in Rianimazione: i medici sono comunque ottimisti sulle sue possibilità di guarigione. Basterebbe questo per giustificare il lockdown disposto dal governatore Acquaroli per l’intera provincia dorica a partire da oggi. Poi ci sono i dati forniti da Regione e Asur, snocciolati dal sindaco, sul tasso di incidenza (la soglia critica è di 250 positivi settimanali ogni 100mila residenti). «Ad Ancona si è passati da 274 a 376, con un aumento di quasi il 40% in una settimana - ha sottolineato -. In provincia, fino al 21 febbraio il tasso era a 319, poi è schizzato a 431. Nelle fasce più giovani, tra i 6 e i 10 anni, l’aumento è ancor più marcato: si è saliti da 507 a 651 a 742 nel giro di tre settimane e anche la fascia d’età da zero a 3 anni ha registrato un’impennata significativa, tant’è che già prima avevamo 5 asili nido chiusi per disposizione dell’Asur». 


Di qui la scelta di stoppare la didattica in presenza e, maturata e comunicata lunedì alle 18,30 via social per l’indomani mattina. «Da almeno due settimane la città e la provincia erano in una situazione d’allerta - ha precisato Mancinelli -, con un tasso d’incidenza sopra quota 250 e una forte presenza della variante inglese, oltre il 50% dei casi di positività, specie tra i più giovani. Ma i dati sull’esplosione del virus ci sono stati comunicati lunedì alle 17,30, mentre domenica il Comitato tecnico-scientifico nazionale ha cambiato il proprio parere, stabilendo che con un tasso d’incidenza superiore a 250 si prescrive la chiusura di tutte le scuole, comprese le elementari. Ecco perché un’ora dopo aver appreso i dati aggiornati, ho disposto la didattica a distanza per tutte le scuole della città. Era una decisione necessaria, abbiamo scelto il male minore, sapendo di creare problemi alle famiglie. Ora che si può fare? Spingere perché si potenzino subito i congedi parentali retribuiti e gli assegni baby sitter. La strada per il futuro è una sola: accelerare con le vaccinazioni, ma i tempi non dipendono certo dai Comuni. Quanto a negozi e centri commerciali, non li abbiamo chiusi perché non è nel potere dei sindaci: infatti, è stata la Regione a istituire la zona rossa, noi non avremmo potuto farlo». Resta il nodo dei controlli. Durante la diretta, molti hanno chiesto al sindaco perché non abbia chiuso piazze e corsi. «Finché shopping e struscio sono consentiti, i controlli dei vigili sono relativi - ha risposto -: cos’avremmo dovuto fare, recintare il Viale o allontanare la gente da corso Garibaldi con gli idranti?».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico