ANCONA - E’ nata nel 2005 e ha prosperato alla Baraccola, dov’è tutt’ora attiva, la Dpi di Maurizio Sacchi, una delle due società che...
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Una truffa su scala nazionale, secondo le indagini della Guardia di finanza coordinate dalla Procura di Milano, che hanno coinvolto 75 indagati, cinque istituti di credito e due società che commercializzano diamanti (oltre all’anconetana Dpi c’è la milanese Idb, Intermarket Diamond Business) i cui responsabili risultano indagati insieme a diversi funzionari e dirigenti di banca. L’inchiesta, partita nel 2016 dopo un’inchiesta giornalistica della trasmissione Report, ha portato lunedì a un decreto di sequestro preventivo di beni per oltre 700 milioni di euro, eseguito dalle Fiamme Gialle di Milano. Per l’ipotesi di truffa, il gip ha concesso il sequestro fino a un importo massimo (poi si vedrà quanto effettivamente si riuscirà a sequestrare) di 149 milioni nei confronti della Idb, di 165 a carico di Dpi e 162 per le cinque banche che piazzavano sul mercato dei risparmiatori i diamanti: 83,8 milioni per Banco Bpm e Banca Aletti, 32 milioni per Unicredit, 11 milioni per Intesa Sanpaolo e di 35,5 milioni per Mps. Per l’ipotesi di autoriciclaggio, invece, il sequestro è da 179 milioni per Idb e di 88 milioni per Dpi, che in tutto dunque rischia di vedersi congelare beni fino a 253 milioni.
Nella forma, gli accordi tra commercianti di pietre preziose e banche prevedevano che gli istituti di credito si limitassero a esporre nelle loro agenzie e filiali depliant e brochure che pubblicizzavano i diamanti. Ma in realtà secondo il pm di Milano Grazia Colacicco e il procuratore aggiunto Riccardo Targetti erano proprio consulenti finanziari e a volte gli stessi direttori di banca che proponevano ai clienti l’investimento in diamanti presentandolo come un bene rifugio con rendimenti annui del 3 o 4%. Per il gip milanese Natalia Imarisio, che ha firmato i sequestri, le vittime non erano messe nelle condizioni di comprendere che il loro guadagno sarebbe stato eroso da commissioni bancarie, margini delle società venditrici e Iva. Ci sarebbe cascato Vasco Rossi, investendo tramite Banco Bpm 2,5 milioni in diamanti della Idb, ma anche altri volti noti come la conduttrice tv Federica Panicucci (54mila euro), l’ex showgirl Simona Tagli (29mila)e l’industriale farmaceutica Diana Bracco.
Per ora l’inchiesta milanese individua circa cento parti offese, ma gli acquirenti di diamanti che potrebbe chiedere i danni sarebbero migliaia. Molti si stanno organizzando con le associazioni dei consumatori per una class action e anche l’Adiconsum di Ancona negli ultimi mesi ha ricevuto parecchie segnalazioni di investitori che si ritengono truffati. Tutt’altra versione va ripetendo ormai dal maggio scorso, quando venne preso di mira dagli inviati delle Iene, il commerciante di diamanti Maurizio Sacchi, 64 anni, nato a Forlì ma trapiantato ad Ancona sin da giovanissimo, residente ora tra Loreto e Porto Recanati, dove la troupe della trasmissione satirica riprese l’ingresso di una lussuosa villa con piscina sulla collina di Montarice. Una dimora che però Sacchi dice di non utilizzare più, acontentandosi di un piccolo appartamento a Loreto e di una casa a Porto Recanati. Il fondatore della Diamond Private Investment Spa, che si è messo in proprio 14 anni fa dopo una carriera da venditore di diamanti, è indagato dalla Procura di Milano per truffa e autoriciclaggio per i vari incarichi svolti nella Dpi, prima consigliere e poi amministratore delegato. Ma giura di aver sempre venduto diamanti a un prezzo equo, senza truffare gli investitori e senza bluffare sulle quotazioni. E le accuse di clienti delusi che si sono rivolti alle Iene, secondo Sacchi, sarebbero alimentate da associazioni di consumatori e smentite da perizie dei massimi esperti in gemmologia al mondo che attestano la congruità dei prezzi di vendita della Dpi. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico