Pinti rifiuta il cibo in cella e intanto la difesa fa una nuova istanza per la scarcerazione: «Condizioni peggiorate»

Pinti rifiuta il cibo in cella e intanto la difesa fa una nuova istanza per la scarcerazione: «Condizioni peggiorate»
ANCONA  - Presentata un’altra richiesta di scarcerazione per Claudio Pinti, il 38enne jesino condannato sia in primo che in secondo grado a 16 anni e 8 mesi di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ANCONA  - Presentata un’altra richiesta di scarcerazione per Claudio Pinti, il 38enne jesino condannato sia in primo che in secondo grado a 16 anni e 8 mesi di reclusione per aver trasmesso dolosamente l’Hiv alla sua ultima fidanzata, Romina Scaloni, e alla precedente compagna, Giovanni, morta nel giugno 2017 per patologie legate alla contrazione del virus.

LEGGI ANCHE:

Niente scarcerazione per Claudio Pinti: l’untore dell’Hiv resta in cella. Respinta l’istanza per i domiciliari

 

A richiedere ancora una volta gli arresti domiciliari con il braccialetto elettrico è stato ieri il difensore Massimo Rao Camemi a causa delle precarie condizioni di salute del suo assistito. L’istanza (l’ultima è stata respinta a fine gennaio) è stata presentata alla Corte d’Appello di Ancona. Il legale ha inserito nella richiesta un documento rilasciato dal comparto sanitario del carcere di Rebibbia, dove il 38enne è recluso. «La certificazione – ha detto il legale – attesta che le condizioni di salute di Pinti sono incompatibili con il regime carcerario. Non capisco davvero perché si debba rischiare la vita in questo modo. È disumano e inaccettabile. Il mio assistito si trova in gravissime condizioni, rischia di morire. Ritiene ingiusto non poter andare ai domiciliari. Si tenga presente, inoltre, che la sentenza di condanna non è definitiva».

Come forma di protesta, Pinti da qualche settimana ha rifiutato parte delle terapie farmacologiche prescritte, riducendo anche l’apporto di acqua e cibo. Intanto, è stata fissata la data per il ricorso in Corte di Cassazione: l’udienza si terrà il 10 settembre. Pinti è in carcere da maggio 2018, arrestato dalla Squadra Mobile. 

 

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico