Disabile da 8 anni per un incidente, l’Asur gli nega la verifica delle condizioni per l’eutanasia. Così Antonio diffida il Governo

Disabile da 8 anni per un incidente, l’Asur gli nega la verifica delle condizioni per l’eutanasia. Così Antonio diffida il Governo
ANCONA - Tetraplegico dopo un incidente stradale, chiede all’Asur di poter verificare le condizioni per poter eventualmente accedere al cosiddetto “suicidio...

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ANCONA - Tetraplegico dopo un incidente stradale, chiede all’Asur di poter verificare le condizioni per poter eventualmente accedere al cosiddetto “suicidio assistito” tramite l’assunzione di un farmaco. L’istanza gli viene negata e lui invia una diffida ai ministri Speranza e Cartabia perché gli venga riconosciuto il diritto sancito dalla sentenza Cappato. È la storia di Antonio (nome di fantasia per tutelare la sua privacy), marchigiano disabile da otto anni dopo essere rimasto coinvolto in un sinistro stradale. 

 

 
Battaglia fotocopia
Si tratta di una vicenda molto simile a quella di Mario, 43enne ex autotrasportatore che ormai da tempo combatte per poter porre fine alla sua sofferenza, portata nel 2010 da una lesione irreparabile al midollo spinale. Come Mario, anche Antonio si è affidato al collegio legale dell’associazione Luca Coscioni, tramite cui ha diffidato i Ministeri della Giustizia e della Salute. Il 2 ottobre dello scorso anno Antonio ha chiesto all’azienda sanitaria di riferimento di poter avviare l’iter affinché si valutassero le sue condizioni, fisiche e psicologiche, per accedere all’eutanasia. A tale istanza ha corrisposto «un diniego privo di qualsiasi motivazione legata alla sua condizione che non è mai stata verificata dall’Asur Marche», come specificato dall’associazione Coscioni. Lo stesso diniego era stato ricevuto da Mario che, poi, aveva fatto ricorso al tribunale di Ancona.
I giudici hanno accolto la richiesta del 43enne lo scorso giugno. L’ordinanza del tribunale imponeva «all’Asur Marche di provvedere, previa acquisizione del relativo parere del Comitato etico territorialmente competente, ad accertare se il reclamante sia persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili». L’Asur è tenuta a stabilire «se lo stesso sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; se le modalità, la metodica e il farmaco (tiopentone sodico nella quantità di 20 grammi) prescelti siano idonei a garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile». L’azienda sanitaria non avrebbe mai eseguito gli accertamenti richiesti, tanto che l’associazione Coscioni ha prima diffidato e poi denunciato l’Asur per omissione d’atti d’ufficio. 


La verifica


«Anche Antonio, come Mario – ha detto Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’associazione Coscioni - attende una verifica delle sue condizioni, così come previsto dalla sentenza di incostituzionalità della Corte Costituzionale al fine di poter procedere legalmente alla morte assistita in Italia. La decisione “Cappato” della Consulta è una sentenza il cui contenuto è immediatamente esecutivo e non necessita di alcun atto successivo di ratifica. Per questo motivo ha deciso di rivolgersi al Governo affinché ripristini la legalità violata da un’inerzia delle istituzioni competenti». 

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Corriere Adriatico