Bar chiusi, negozi deserti, disperati i commercianti: con il Covid Ancona città spettrale

Bar chiusi, negozi deserti, disperati i commercianti: Ancona città spettrale
ANCONA  - Città deserta. Negozi vuoti. Se arancione è la fascia d’emergenza Covid, rosso è però l’allarme dei commercianti che stimano...

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ANCONA  - Città deserta. Negozi vuoti. Se arancione è la fascia d’emergenza Covid, rosso è però l’allarme dei commercianti che stimano un calo degli affari del 70%. Ma in questo scenario desolante si riaccende una speranza per ristoranti e bar dell’area portuale e aeroportuale. Infatti, l’ultimo decreto ministeriale autorizza la riapertura. Meno felici i parrucchieri e chi lavora nell’ambito dei servizi alla persona: il Prefetto si è opposto a un parere della Regione e ha stabilito che non è giustificato lo spostamento da un Comune all’altro per i clienti affezionati al proprio esercente di fiducia.

 

 

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Parcheggi liberi in centro negli orari di punta. Vie dello shopping svuotate. Bus deserti. Una città fantasma rimanda ad immagini già viste durante il lockdown di marzo. Non fosse che, a differenza della scorsa primavera, le serrande dei negozi sono tutte alzate. «Ma non entra nessuno – afferma Francesco Ragnetti, titolare della boutique in corso Stamira –, noi siamo aperti, ma intorno c’è il vuoto». La paura del contagio serpeggia la gente, che preferisce tenersi a distanza da assembramenti e luoghi al chiuso. Si lavora al minimo delle potenzialità, eppure i costi di gestione delle attività vanno comunque sostenuti.

«Lunedì scorso abbiamo pagato tasse, iva, contributi – spiega Sonia Brunella della parrucchieria Amoa – ma come facciamo ad andare avanti se non ci sono i guadagni? Allora è meglio chiudere del tutto. Ma il governo non ha più i soldi per sostenerci. È un disastro». Peggio ancora per la ristorazione, che dal passaggio da zona gialla ad arancione ha dovuto interrompere la somministrazione all’interno dei locali. Alcuni si sono adeguati al decreto proseguendo con asporto e delivery. 

 

Ma non tutti hanno scelto questa via. «Io ho preferito chiudere – dice Corrado Bilò de La Moretta – non ho un prodotto da asporto. Preferisco non svilire i nostri piatti. Ma con il crollo del nostro settore le ripercussioni saranno ampie, su tutta la filiera». 

C’è fermento, invece, tra i ristoratori del porto, che da oggi possono tornare ad essere operativi. Ma non mancano i dubbi. «Ci stiamo informando con la Prefettura per capire quali sono le linee guida» spiega Marinella Manganelli de La Bitta. Gli operatori hanno bisogno di comprendere cosa è permesso e cosa no. Intanto riprendono gli ordini. «Abbiamo contattato i nostri fornitori – racconta Nadia Angeloni della Trattoria Irma – ricominciamo con i pranzi. Tutto sommato è una buona notizia, almeno possiamo riprendere a lavorare». Resta il rebus di Marina Dorica: si può riaprire o no? «Ci stiamo informando col Ministero perché noi siamo un porto turistico e il decreto parla, in generale, di aree portuali», dice il direttore Leonardo Zuccaro. 

Per rendersi conto di quanto il capoluogo abbia perso la sua capacità attrattiva in questo semi-lockdown basta fare un giro nei luoghi affollati. Non solo piazza del Papa, un deserto anche di giorno, ma alla stazione ad esempio. I parcheggi vuoti davanti allo scalo ferroviario sono il segno del pendolarismo annientato dallo smart working. Drastico il calo di passeggeri registrato su tutte le tratte regionali, anche per il ricorso alla Dad e la chiusura delle scuole superiori. E i bus? Mai così vuoti.

«Nel periodo giallo avevamo un riempimento medio dei mezzi sul 40%, ora siamo al 20-25% - commenta Muzio Papaveri, presidente di Conerobus -. Ci auguriamo che i fondi messi a disposizione dallo Stato e dalla Regione siano sufficienti per compensare la mancata bigliettazione». Piange il gestore dei park comunali. «Dopo il primo lockdown avevamo recuperato fino a un -10% - spiega Erminio Copparo, presidente di M&P -. La risalita si è arrestata nell’ultima settimana di ottobre e la situazione è peggiorata con il passaggio alla zona arancione». Così i ricavi sono di nuovo in rosso: -48% per il park Archi, -35% per il Traiano, -30% per il Cialdini. In picchiata anche i parcheggi blu: -27%. «Paghiamo lo smart working, specie agli Archi - aggiunge Copparo - e nel pomeriggio la chiusura dei confini tra i Comuni penalizza lo shopping. Il Natale? Sarà un dramma se la situazione dovesse permanere così». 

 

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Corriere Adriatico