Interventi record, la Cardiochirurgia di Torrette fa passi da gigante: ora una scuola di specializzazione. Il rettore: «La partita è aperta»

Il professor Di Eusanio, il dg Caporossi, il rettore Gregori e il preside Silvestrini
ANCONA - Picchi di 1.250 interventi l’anno con un tasso di mortalità ospedaliera scesa sotto la soglia dell’1% nel 2021 e prossima allo zero per quanto riguarda...

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ANCONA - Picchi di 1.250 interventi l’anno con un tasso di mortalità ospedaliera scesa sotto la soglia dell’1% nel 2021 e prossima allo zero per quanto riguarda la chirurgia della valvola aortica e di quella mitrale. I numeri sono dalla parte di Torrette che ora alza l’asticella e fissa un obiettivo ambizioso: costituire una scuola di specializzazione in Cardiochirurgia. «La partita è aperta, entro il 27 luglio avremo risposte dal ministero - spiega il rettore dell’Univpm, Gian Luca Gregori -. Si tratta di un percorso articolato, servono parametri specifici per l’accreditamento, come la collaborazione con altre sedi. Ma noi ci crediamo e, se tutto andrà bene, la scuola di specializzazione partirà a novembre». 

 


L’annuncio arriva nell’ambito della presentazione del report sul terzo Congresso internazionale di Chirurgia mini-invasiva e transcatetere, organizzata il 6 e 7 giugno scorsi dal Centro di ricerca interdipartimentale dell’Univpm in collaborazione con gli Ospedali Riuniti, con 3mila device connessi da 73 nazioni e 7 interventi mini-invasivi eseguiti in diretta streaming dal professor Marco Di Eusanio e da chirurghi ospiti arrivati dalla Germania. «È stato il più grande congresso internazionale sul tema organizzato da un istituto: è come se avessimo portato la finale di Champions League al Del Conero» commenta Di Eusanio con una metafora calcistica. «Abbiamo collocato Ancona nella mappa della cardiochirurgia mondiale - aggiunge -. Nell’ultimo anno sono arrivati chirurghi dal Brasile, dal Messico e dall’Argentina per partecipare ai nostri corsi di formazione e apprendere le nostre tecniche». Che la Cardiochirurgia di Torrette sia ormai pronta al salto di qualità, lo dicono le statistiche. «L’attività è cresciuta tantissimo e la curva di mortalità si è ridotta ulteriormente: siamo pronti a compiere un passo avanti - ribadisce Di Eusanio -, ponendoci nuovi target che rientrano nell’ambito della soddisfazione del paziente e di un suo più rapido recupero, favorendo anche un contatto con la famiglia immediato, attraverso una contrazione dei tempi di estubazione». Come? Perfezionando le tecniche mini-invasive con approccio transascellare (che riguardano il 90% degli interventi alla valvola aortica e il 74% di quelli alla valvola mitrale) e il programma Tavi (impianto valvolare aortico transcatetere) che ha avuto un’espansione considerevole con interventi percutanei. «Per numeri e qualità siamo tra i primi tre centri italiani di Cardiochirurgia in Italia» commenta con fierezza Michele Caporossi, dg degli Ospedali Riuniti, insieme a Mauro Silvestrini, preside della Facoltà di Medicina. «Da Bologna a Bari, non c’è istituto che abbia una struttura integrata come la nostra sul versante Adriatico - sottolinea -. Il prossimo passo, oltre alla costituzione di una scuola di specializzazione in Cardiochirurgia, sarà l’allestimento di sale ibride al cardiologico Lancisi. Siamo di fronte a una rivoluzione epocale: non è più il paziente a spostarsi da un reparto all’altro, ma sono i professionisti a ruotare attorno a lui, all’insegna dell’interdisciplinarità». 

 

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Corriere Adriatico