Sferisterio 2015, un Rigoletto
sospeso tra realtà e incubo

Sferisterio 2015, un Rigoletto sospeso tra realtà e incubo
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Mercoledì 15 Luglio 2015, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 18:39

MACERATA - Macerata Opera Festival inaugura la 51° stagione lirica riportando sulla scena Rigoletto.

Il titolo chiude la “Trilogia popolare” verdiana aperta con Il trovatore nel 2013 e proseguita nell’edizione del cinquantenario con La traviata nel celebre allestimento firmato da Henning Brockhaus. La regia è affidata a Federico Grazzini, che per la prima volta è chiamato ad affrontare la sfida di realizzare un allestimento allo Sferisterio. Sul podio dell’Orchestra Regionale delle Marche Francesco Lanzillotta, a tre anni dal suo debutto, con Il piccolo spazzacamino di Britten.

Il trio dei protagonisti vede il ritorno di Jessica Nuccio, dopo il successo dello scorso anno in Traviata nei panni di Gilda, e i debutti di Celso Albelo e di Vladimir Stoyanov. Nel cast anche Gianluca Buratto, Nino Surguladze, Leonora Sofia, Mauro Corna, Alessandro Battiato, Ivan Defabiani, Giacomo Medici, Rachele Raggiotti e Silvia Giannetti.

Con Federico Grazzini hanno collaborato Andrea Belli alle scene, Valeria Donata Belletta ai costumi e Alessandro Verazzi alle luci.

Per il regista Federico Grazzini, Verdi ha costruito una drammaturgia musicale che è sintesi prodigiosa tra realtà e simbolo.

Nella messinscena emergono questi due livelli nel conflitto tra la dimensione pubblica (associata alla corte e alla maschera sociale del buffone) e quella privata (associata alla paternità) del protagonista.

Rigoletto ha un cuore perché è padre, ma il suo lavoro a corte lo ha deformato. Portando avanti il suo progetto di vendetta diventerà carnefice di sua figlia, ma prima di tutto carnefice di se stesso. “Ci siamo ispirati al mondo della malavita ma soprattutto ai super-cattivi dei film di Tarantino” – dice Grazzini – “perché c’è una forte violenza che regola i rapporti tra i personaggi. È un mondo dalle tinte fosche fatto di depravazioni, noia e brutalità”.

L’azione si svolge in un Luna Park abbandonato. I cortigiani sono una banda malavitosa comandata dal Duca. Rigoletto è un clown, affiliato storico della banda. Poco fuori dal piazzale, in una vecchia roulotte vive Giovanna, guardiana del Luna Park. Sparafucile è un venditore di panini e alcolici, la sua taverna è un furgone. Il Luna Park è il mondo di questi personaggi, un luogo di doppiezza, finzione, specchi, in cui riso e terrore si intrecciano senza soluzione di continuità.

Tutta l’opera è allora un monito sul concetto di reponsabilità. Rigoletto non riconoscerà il suo ruolo nella vicenda. Gilda è l'unica, in tutta l'opera, a farsi carico delle colpe altrui e interrompe, per amore, la spirale d'odio innescata con la maledizione. Nella messinscena di Grazzini, Rigoletto si stacca dal cadavere della figlia e immagina un ultimo dialogo con lei... In questa allucinazione Gilda compare come uno spettro. Gilda immaginerà di ballare con l'oggetto dei suoi desideri.

Tutta la scena finale sarà una trasfigurazione della precedente: la concretizzazione del peggior incubo di Rigoletto. Terminato l'incubo, Rigoletto si trova con il cadavere di Gilda tra le braccia. Non c'è conforto. Non esiste assoluzione. Solo la disperazione che travolge la sua coscienza dilaniata. Il padre Rigoletto è svanito, giustiziato dalle sue stesse azioni.

Alle sue spalle la maschera del Buffone che fa da cornice all’ingresso del Luna park si staglia beffarda. Ghignante e gigantesca come non mai.

Accanto al regista si è mosso Francesco Lanzillotta nella direzione musicale di un Rigoletto giocato sui toni scuri dei rapporti tra i personaggi, rapporto dialettico che trova ragione d’essere anche tra l’orchestra e l’azione sul palcoscenico.

Drammaturgicamente è un’opera che ha un senso teatrale molto forte, incentrata sul rapporto padre e figlia in cui tutti i personaggi si affrontanto faccia a caccia e in cui le azioni si susseguono fino al tragico evento finale, in maniera estremamente consequenziale e si sviluppano attraverso un unico filo conduttore.

Nel cast voci sicure: insieme a Jessica Nuccio ci sono Celso Albelo, nel ruolo che nel 2006 lo portò all’ attenzione della critica internazionale, il Duca di Mantova inscenato al fianco di Leo Nucci al Festival Verdi a Busseto, ruolo con il quale ha conquistato il pubblico di molti teatri internazionali.

Con lui Vladimir Stoyanov, voce vigorosa e ineccepibile, acclamato a Napoli nel 2012 per Traviata, che arriva per la prima volta a Macerata dopo una carriera su palcoscenici quali Teatro alla Scala, la Opernhaus di Zurigo, il Teatro La Fenice, il Metropolitan di New York, il Teatro dell'Opera di Roma, il Teatro Real di Madrid, la Wienerstaatsoper, la Deutsche Oper e la Staatsoper a Berlino.

Rigoletto

Regia Federico Grazzini

Scene Andrea Belli

Costumi Valeria Donata Bettella

Disegno Luci Alessandro Verazzi

Il Duca di Mantova Celso Albelo

Rigoletto Vladimir Stoyanov

Gilda Jessica Nuccio

Sparafucile Gianluca Buratto

Maddalena Nino Surguladze

Giovanna Leonora Sofia

Il Conte di Monterone Mauro Corna

Marullo Alessandro Battiato

Matteo Borsa Ivan Defabiani

Il Conte di Ceprano Giacomo Medici

La Contessa di Ceprano Rachele Raggiotti

Un paggio della Duchessa Silvia Giannetti

Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

Coro Lirico Vincenzo Bellini

Direttore Francesco Lanzillotta

Le date: 17, 25, 31 luglio, 9 agosto 2015, ore 21

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