Lady Faraotti: «La plastica, d’accordo. Ma
solo nella Quintana ti senti una principessa»

Roberta Faraotti, dama di Sant'Emidio nel 2014
Roberta Faraotti, dama di Sant'Emidio nel 2014
di Laura Ripani
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Domenica 11 Giugno 2017, 22:09 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 10:42
Tre figli, un marito, una laurea e il ruolo che cresce sempre di più in azienda. Ha già messo a segno tutti i suoi gol, a soli 36 anni, Roberta Faraotti da Ascoli Piceno, figlia dell’industriale Battista, re della plastica. La Fainplast è, infatti, leader europeo per il materiale destinato alla produzione di cavi elettrici che rappresenta però solo il 60% della produzione totale. Mentre lei Roberta, per propria stessa ammissione, confessa di «ottenere sempre quello che vuole». Come fece con il marito, Stefano Panichi, conosciuto nel giorno del suo onomastico, il 26 dicembre. «Questo me lo sposo» disse alle amiche che l’accompagnavano al pub Leopoldus. E un anno dopo, detto fatto, lo impalmò. Non difetta, insomma, di determinazione questa “ragazza”. Perché a dispetto di quanto sembri - chiunque altra si sentirebbe già arrivata pronta a tirare i remi in barca - per lei siamo solo all’inizio.

L’ombra del padre
Ricco, famoso e stimato. Un padre all’apparenza ingombrante il suo. Ma un difetto l’avrà pure quest’uomo che, per molti ascolani, sta affiancando la figura dell’indimenticato Costantino Rozzi. «Ma no! È solo esigente. La persona più generosa che io conosca che a me e mio fratello ha sempre lasciato la più ampia libertà. Caratterialmente siamo molto simili - ammette -: lui è permaloso, estroverso anche se non sembra. Anzi». Vabbé, almeno vorrebbe cambiargli qualcosa, insistiamo. «All’apparenza incute un certo timore reverenziale e invece è in grado di mettere a suo agio chiunque». Buco nell’acqua, parliamo dell’azienda, va! «Ecco in pensione non ci andrà mai. Ma le decisioni si prendono insieme. Il tavolo è sempre a tre. Ci lascia massimo spazio e sta lì, lui supervisiona». Magari fa da arbitro, tra lei e suo fratello...«Io sto sempre più occupandomi della gestione amministrativa, io sono elastica, Daniele, di un anno più grande di me, più rigido. Ma giuro, non abbiamo mai litigato per questioni lavorative. Non deve intervenire per “separarci”». 

La giostra
Se c’è una parola ricorrente per Roberta Faraotti è giostra. Sarà che ha i figli piccoli (Tommaso ha 11 anni, poi ci sono Carlotta di 9 e Bianca di 4) sarà che questo termine è sinonimo di Quintana, la grande manifestazione caratterizza il capoluogo piceno alla stregua del Palio di Siena. Sarà, infine, che anche la vita è una giostra, in bilico come deve restare lei tra tutti gli impegni. Cominciamo dai bimbi. «Prima loro, poi la carriera - spiega decisa -. Mio marito era titubante a impegnarci così presto ma io no. Il 2006 è stato l’anno più importante della mia vita quello della laurea del matrimonio e della nascita di Tommaso». “All in one”, dicono i golfisti, ma lei mica si è lasciata spaventare. «Ho avuto sempre le idee chiare e queste sono il segreto del successo». Forse è una piccola bugia a fin di bene, perché l’obiettivo iniziale era un altro ma durato pochissimo. «Mi sono laureata in Giurisprudenza perché da sempre ho amato la professione forense. Quella degli avvocati americani. Poi sono entrata in uno studio legale - mio padre non ha mai spinto perché seguissi le sue orme - e mi sono resa conto che la pratica è molto diversa. Mi è bastato poco, non ho neppure tentato l’esame di Stato. Ho capito che alla Fainplast avrei potuto realizzarmi. Mi occupo tra l’altro di assegnare stipendi e premi ai dipendenti (un sondaggio ha evidenziato che l’azienda è tra quelle a più alta soddisfazione per chi ci lavora ndr). E poi della parte amministrativa».

La Quintana
Tra le date segnate con il cerchio rosso, nella vita di Roberta Faraotti c’è il 2014, l’anno nel quale ha vestito i panni della Dama del suo sestiere, Sant’Emidio. Se non si vive lo spirito ascolano è difficile comprendere quale sia l’orgoglio. «La Quintana è una delle mie passioni. Fin da piccola sognavo di poter interpretare questo ruolo. Perché una cosa è seguirla da spettatrice, un’altra è partecipare al corteo dall’interno. Lo facevo prima e lo faccio tuttora, intervenire alle cene propiziatorie e a tutte le attività ma farlo da protagonista ti fa sentire una principessa. Da dentro si percepisce l’ansia, lo stress...Far parte della comunità è una gioia grandissima». L’altra grande passione è l’Ascoli Picchio. Il padre, azionista della società bianconera, lei che si presenta sulla Muraglia Cinese, il suo ultimo viaggio, con la maglia del bomber Andrea Favilli. 

Il post malandrino
“Ma la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie” cantava De André e qualche grattacapo il cuore bianconero l’ha provocato. Una “follia” che ha rischiato di pagare cara. «Quando vedo una cosa che non mi va devo dirla. Sono così, impulsiva. Quindi per un momento ho scollegato quello che mi faceva rabbia dal mio cognome: sulla pagina Facebook dei tifosi dell’Ascoli ho postato un commento e...apriti cielo! Le mie frasi sono finite pure sui giornali creando un vero putiferio». Incidenti da imprenditrice che sta affrontando i vari passaggi verso la seconda generazione di un’azienda tra le poche che in Ascoli non è fuggita durante la crisi economica ma, piuttosto, è cresciuta arrivando a 106 milioni di fatturato, lo scorso anno, un progresso esponenziale. Non comunque che la giovane Faraotti sia condizionata, come invece succede in provincia, al giudizio altrui. «Certo, in alcune circostanze io rappresento mio padre e la Fainplast ma preferisco considerarmi la figlia di Battista non dell’imprenditore Faraotti. Però devo anche dire che il mio cognome non mi ha mai provocato conseguenze negative, solo positive. E sebbene io abbia un’immagine da tutelare il mio comportamento non varia. Non tengo in gran conto “quello che dice la gente”. Mi basta avere la stima delle persone che ho a cuore».

La solidarietà
Tra le tante attività che incrociano azienda e persona, c’è l’impegno nel sociale che vede la famiglia Faraotti in prima linea. «Della sponsorizzazione di eventi e spettacoli - ad esempio in favore della Croce Rossa - spiega - sono molto orgogliosa e me ne occupo insieme ovviamente a mio padre e mio fratello. Recentemente ad esempio, abbiamo attivato un progetto, insieme a un’altra azienda del territorio, all’ospedale civile Mazzoni di Ascoli. Si tratta della “Stanza di Olga” destinata ai bambini prematuri affinché abbiano maggiori chance di sopravvivenza in buona salute. Olga, peraltro, era mia nonna, la mamma di mio papà, e l’abbiamo voluta intitolare a lei». Ma la famiglia Faraotti è anche cultura. Non soltanto con il sostegno ad eventi e manifestazioni. L’amore per il bello traspare anche in ciò di cui si circonda. Da qualche anno hanno ristrutturato uno splendido villino sul lungomare di San Benedetto, Villa Fiammetta, finito nel degrado, che non solo ha ripreso vita ma ne sono stati riscoperti i disegni originari degli affreschi esterni e specialmente del cornicione di pregio. È stato così restituito alla Riviera un gioiello liberty appartenuto alla famiglia Morpurgo, il capostipite dei quali morì ad Auschwitz.
 
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