Era la capitana dell'Ascoli calcio. Poi, la svolta
"Ora inseguo i divi sul red carpet da fotografa"

Cinzia Camela
Cinzia Camela
di Laura Ripani
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Domenica 13 Agosto 2017, 17:44 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 16:15
Un talento strappato al calcio che ha imbracciato la macchinetta fotografica. Cinzia Camela era sul taccuino del selezionatore della nazionale Ettore Recagni quando un infortunio le stroncò la carriera di fluidificante sinistro «alla Cabrini» dice orgogliosa. Ma la passione per lo sport più amato dagli italiani - versante rosa - diede motivo alla capitana dell’Ascoli Pink Panthers di usare quella Canon che oggi mette al servizio del backstage di Missoni di altre case di moda e, da 18 anni, del Festival del Cinema di Venezia. Vanta, inoltre, numerosi premi internazionali tra i quali il prestigioso Px3 di Parigi. Sempre dietro le quinte, o, meglio, al teleobiettivo, resta incollata ai più grandi personaggi del jet set mondiale come quando giocava terzino; inquadra i suoi artisti preferiti come la porta, soprattutto da ferma, la sua specialità.

La promozione
Guarda caso il suo modello «è il capitano Francesco Totti: non solo un professionista o un esempio di attaccamento alla maglia ma di passione applicata allo sport». Passione. Quella che l’ha portata a proporsi, la prima volta, a Franca Sozzani, la direttrice di Vouge recentemente scomparsa che fu, nientemeno, la sua talent scout. «È stata una grave perdita - dice Cinzia commossa -. E anche se fu lei a volermi, le ho sempre portato un grande rispetto. Riuscivo a malapena a salutarla. È stata sempre splendida con me, Glaviano poi mi segnalò a Missoni». Già, fu proprio la più famosa direttrice di un giornale di moda, in Italia, a bandire il Vogue Talent. Era il 2011. «Tutti restavano qualche minuto a colloquio con lei, a me riservò mezzora del suo prezioso tempo». Un gol a porta vuota visto che la direttrice soffermava il suo sguardo proprio sugli scatti che Cinzia amava di più. Una storia di merito. «Sono consapevole che il mio lavoro ha un valore ma cerco riscontro presso le persone autorevoli, quelle che stimo. Funziona così anche con Missoni. Mi lasciano libera di scattare i ritratti e quello che più mi attrae. Non mi piacciono le “pose” o le statuine da red carpet». Dribbla tutti, Cinzia. Nasconde la palla, pardon la macchinetta, per affondare di fronte a uno sguardo, un’espressione. Come quella volta che ritrasse una Charlize Theron inedita, con qualche ruga, vera e non patinata. Quel primo piano in bianco e nero le ottenne il Venice Movie Stars Jaeger LeCoultre Award. Il Px3 di Parigi, invece, arrivò con una foto di matrimonio ma stavolta niente Vip. Da George Clooney ad Al Pacino, da Nicole Kidman a Tarantino e Claudia Cardinale solo per citare qualche nome, li ha stoppati tutti. Compresa Madonna, la sua preferita. Mai un fallo, però. Cinzia porta via lo scatto con l’accelerazione che il suo primo allenatore Giovanni Traini aveva intuito quand’era ancora adolescente.

Gli esordi
«Se davvero mi rammarico di qualcosa - spiega ancora Cinzia - è di non aver proseguito sui campi da gioco. Sì, è vero, segnai il gol promozione che portò l’Ascoli in serie A con un’incredibile punizione cross. E vincemmo anche il torneo delle regioni contro la Lombardia. Ma non fu l’infortunio a farmi capitolare quanto piuttosto l’impossibilità di essere padrona del mio cartellino. Le donne in Italia sono inserite tra i dilettanti, anche le campionesse, in qualsiasi sport». 

La grinta
La grinta che le faceva scavare solchi palla al piede «quando mi davano la fascia di capitano e il numero 10» è diventata la sua arma vincente sul lavoro. «Mio padre era gelosissimo della sua Reflex manuale e gliela chiesi in prestito per documentare gli Internazionali Italiani di tennis a Roma. Avevo 17 anni e devo dire grazie un suo amico: davanti a lui non osò dirmi di no, così partii...». Il primo viaggio di lavoro ad alti livelli. «Quest’anno sarà il diciottesimo di Venezia. Partirò a fine mese e l’obiettivo più ambito sarà Robert Redford. Non è il mio preferito ma sicuramente sarà la star di questa edizione». Pochi di meno sono i timbri al Festival di Cannes nelle quali Cinzia è stata ospite. «Mi sono detta - se voglio fare questo mestiere devo mirare al massimo e non uniformarmi». Una strategia che ha dato i suoi frutti. Cinzia, infatti, è attesa da un inverno abbastanza impegnativo. Intanto si gode le vacanze a San Benedetto, la città dove vive lei che è ascolana di nascita. 

I progetti
Poi sarà la volta di Milano. Non solo la città della moda ma anche quella dove a stanno aspettando per una mostra, in una importante galleria d’arte. «Poi sarà la volta di una casa di produzioni cinematografiche che mi ha chiesto alcune gigantografie per arredare la loro nuova sede». E pazienza se un mancato trasferimento al Milan (che poi vinse lo scudetto ndr) le precluse le porte dell’istituto di Design meneghino. Lì il destino l’ha portata. Per altre vie.
 
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