Dopo lo choc le Marche contano i danni
Regione in ginocchio. «Distrutti nell'anima»

Dopo lo choc le Marche contano i danni Regione in ginocchio. «Distrutti nell'anima»
di Luca Prosperi
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Martedì 1 Novembre 2016, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 10:02
 ANCONA - Un'altra onda d'urto del terremoto si sta lentamente propagando per tutte le Marche. È quella del risveglio dopo lo choc, della presa di coscienza dei terribili danni che quei pochi secondi di domenica mattina hanno consegnato alla regione. Non solo Visso o Castelsantangelo, ma tre province e forse quattro, Ascoli, Fermo, Macerata e ora anche Ancona con Fabriano e il suo circondario.

«Ogni sindaco mi parla di numeri impressionanti», dice il presidente dell'Anci Marche Maurizio Mangialardi. Forse il numero di 25 mila sfollati potrebbe non essere realistico. Spuntano 800 senza casa, per ora, a Matelica, mentre sono circa 800 le richieste di verifica per le abitazioni private che sono giunte o ai vigili del fuoco o direttamente al Comune di Ancona dopo le scosse dell'ultima settimana. Nel capoluogo di regione sono state dichiarate inagibili due palazzine a Vallemiano, con 70 sfollati. Il vero cratere assume ora contorni eccezionali: dal 24 agosto ad oggi l'area interessata dalle scosse è in linea d'aria di oltre 80 km per 40, da Amatrice a Fabriano, ma la fascia esterna colpita e danneggiata nelle Marche arriva quasi fino al mare. Lo dicono chiaramente a Fermo, a Montegranaro. Nel capoluogo di provincia, Duomo, Palazzo dei Priori (anche se per fortuna il Rubens della collezione è a Milano per una mostra) e Tribunale sono stati chiusi, con l'ordinanza firmata oggi dal sindaco Paolo Calcinaro; Comune e cimitero off limits nel centro calzaturiero e inagibilità in altri centri come Servigliano e Falerone.

Ogni ora spunta fuori il nome di un comune nuovo che reclama il suo spazio tragico tra i danneggiati. Popolazione allo stremo e danni definitivi laddove già la terra era stata devastata nei mesi scorsi, come a Montegallo, sui Sibillini, o ad Acquasanta Terme. «Qui finisce che devo evacuare tutto il comune: finora l'ho fatto per 13 frazioni, ma non posso tenere la gente così - spiega il sindaco di Acquasanta Sante Stangoni - anche perché che sia chiaro: il terremoto mica è finito qui, spero si sia capito. Il morale? A terra, che si pretende? Non molliamo ma è dura».

«Ora la cosa più difficile, ed è per questo che ci dovete dare una mano, è far capire ai nostri cittadini che non è la fine, che possiamo ripartire. I media e le istituzioni ci devono stare vicini, l'aiuto degli psicologi è fondamentale, perché vedo la gente soffrire, lo vedo negli sguardi. Ma voi media ci dovete aiutare». Così Sergio Fabiani, sindaco di Montegallo (Ascoli), tra i comuni già atterrati dalla scossa del 24 agosto e ora annichilito dalla terribile botta di ieri.

Si prova a resistere come il Rettore dell'Università di Camerino «dobbiamo fare di tutto per dare continuità all'Anno Accademico. In qualunque luogo dove questo sia possibile, a Camerino o fuori Camerino», dice Flavio Corradini.

 
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