ANCONA Grande è la confusione sotto il cielo del Pnrr. Tra rimodulazioni dei fondi, progetti in bilico, uscite a gamba tesa delle opposizioni e scudi alzati del Governo, si fa fatica a capire cosa i 191 miliardi di euro arrivati all’Italia andranno a finanziare da qui al 2026. Per provare a fare un po’ di chiarezza sullo stato dell’arte del Piano nelle Marche, ieri l’assessore al Bilancio Goffredo Brandoni ha aggiornato il quadro in Consiglio regionale, ma la situazione è talmente fluida che anche dopo ore di dibattito, molti dubbi restano.
I dati
Cosa evidenziata a più riprese dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri e dallo schieramento del Partito democratico.
L’impatto sul territorio regionale del definanziamento del Pnrr interessa complessivamente 1.537 progetti - di cui sono titolari i Comuni e le Unioni montane - per un importo pari a 452.840.269 euro. Ad essere coinvolti nella sforbiciata sono tre capitoli specifici: gli «interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni» che vede interessati 1.411 progetti per 264.997.658 euro; gli «investimenti in progetti di rigenerazione urbana» con 84 progetti in bilico per un importo totale di 170.604.461 euro; il capitolo «Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità» con 42 progetti per 17.238.149 euro.
«La proposta governativa di revisione del programma - la precisazione di Brandoni - chiarisce che per questi interventi sarà assicurato il rispetto delle obbligazioni assunte nei confronti dei soggetti attuatori e degli operatori economici, anche utilizzando altri canali di finanziamento (Fondi strutturali, Fondo sviluppo e coesione, Piano nazionale complementare al Pnrr)». E ancora: «I progetti avviati non avranno ripercussioni o tagli finanziari; per quelli da avviare, il ministro Fitto ha assicurato alle Regioni altre risorse e per la conclusione dei progetti ha dato una data, non ancora specificata, che va oltre il 2026». Ora, al di là dello slittamento del cronoprogramma che già desta qualche preoccupazione, la domanda che sorge spontanea al consigliere del Pd Romano Carancini pare condivisibile: «Se è vero che i finanziamenti ci sono, perché non sono stati indicati dal governo Meloni?». Arriviamo così al capitolo forse più sensibile: la Missione 6 Sanità, che rappresenta la fetta maggiore del Pnrr gestita dalla Regione.
La salute
In questo caso, la proposta governativa prevede una rimodulazione del numero dei progetti originariamente previsti per far fronte all’aumento del prezzo delle materie prime che ha avuto un effetti domino sull’edilizia sanitaria. L’impatto sulle Marche della rimodulazione è attualmente in fase di valutazione del Ministero della Salute e dell’Ue, e dovrebbe riguardare prevalentemente gli edifici di nuova costruzione. Parliamo dunque di nove Case della Comunità su 29 (Cagli, Filottrano, Jesi, Chiaravalle, Civitanova, Camerino, San Severino, Porto San Giorgio e San Benedetto) e 5 Ospedali di comunità su 9 (Cagli, Jesi, Corridonia, San Benedetto e Ascoli). Alcune però, come San Benedetto e Filottrano, hanno le carte in regola, avendo rispettato le milestone del Pnrr. Ma per molte di queste strutture non resta che sperare nell’arrivo di altri fondi.