Il caso di Pescara del Tronto, dopo 7 anni la vita è altrove: «Tornare lassù ci fa paura»

I dubbi sulla ricostruzione nel borgo raso al suolo dal terremoto

Il caso di Pescara del Tronto, dopo 7 anni la vita è altrove: «Tornare lassù ci fa paura»
Il caso di Pescara del Tronto, dopo 7 anni la vita è altrove: «Tornare lassù ci fa paura»
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 8 Ottobre 2023, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 08:07

ARQUATA DEL TRONTO - A Pescara del Tronto il tempo scorre inesorabile e più passano i giorni, più aumentano dubbi e paure su una ricostruzione che - chissà quando - dovrebbe riportare le case sulla collina dove sette anni fa il borgo si è sbriciolato all’improvviso. Nella piccola frazione di Arquata alle 3,36 della notte del 25 agosto 2016 il terremoto in pochi secondi ha raso al suolo case e chiesa e si è portato via 50 vite, tra cui 8 giovanissimi: i nomi sono scolpiti nella targa affissa all’ingresso della nuova cappellina del cimitero, intorno il nulla. 


Intorno, il nulla


Tolte le macerie, Pescara del Tronto è un borgo fantasma che si rianima solo ad ogni anniversario, quando nel parco della memoria si svolge la celebrazione notturna per ricordare le vittime del sisma.

Il resto dell’anno è silenzio e desolazione. Nemmeno il miraggio della ricostruzione riesce a dare speranza a chi ancora abita nelle Sae realizzate ai piedi della collina dove è venuto giù tutto. Perchè con il passare degli anni - e ne sono trascorsi tanti - alcune famiglie terremotate si sono rifatte una vita altrove, mentre altre iniziano a guardare l’ex borgo con timore: non a caso una trentina di residenti hanno già scritto una lettera al commissario per la ricostruzione Guido Castelli, al Comune, all’Ufficio per la ricostruzione e ad altri enti per dire no alla ricostruzione di Pescara del Tronto esprimendo la volontà di essere delocalizzati. 


La paura di non essere al sicuro


E non è il ricordo di quella notte da paura a frenare il ritorno lassù, ma lo studio dell’Ispra che ha evidenziato come sull’area insisterebbero rischi idrogeologici importanti non cartografati dal Pai, da cui si dedurrebbero forti criticità per il reinsediamento. Dunque nel caso in cui si dovessero fare varianti, tempi e costi per la messa in sicurezza lieviterebbero inevitabilmente. Inoltre lo scorso giugno con decreto commissariale sono stati stanziati ulteriori fondi per il progetto di fattibilità tecnico economica delle opere di mitigazione proprio conseguenti all’approfondimento per garantire una ricostruzione in sicurezza. Valutazioni che dovrebbero arrivare entro novembre. Piccolo inciso: prima si è proceduto ad approvare il Piano urbanistico attuativo di Arquata e delle sei frazioni, per poi verificarne la reale fattibilità. 


I dubbi


Ma adesso sono due le domande che assillano i residenti: vale la pena ricostruire il borgo fantasma? E soprattutto: chi è disposto a tornarci a queste condizioni? Prima del terremoto Pescara del Tronto era abitata da 110 persone e d’estate si arrivava fino ad 800: dal 24 agosto 2016 tutto è cambiato e la presenza di cave e sorgenti preoccupa e non poco. Nelle villaggio di Sae lungo la Statale abita chi, in quella notte, ha perso familiari o è rimasto intrappolato per ore sotto le macerie: vivo per miracolo. Riflettere è d’obbligo.

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