Maccari, amministratore delegato La Pasta di Camerino: «Non demonizzo il grano estero ma punto sul made in Marche»

La scommessa è sulla filiera del territorio: «Da 15 anni abbiamo attivato un accordo che coinvolge 200 agricoltori»

Maccari, La Pasta di Camerino: «Non demonizzo il grano estero ma punto sul made in Marche»
Maccari, La Pasta di Camerino: «Non demonizzo il grano estero ma punto sul made in Marche»
di Véronique Angeletti
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Martedì 5 Marzo 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 15:18

ANCONA Fa discutere la presenza della nave con bandiera panamense carica di frumento estero che, da diversi giorni, sosta nel porto di Ancona. Il timore degli agricoltori marchigiani è che la materia prima possa contenere sostanze pericolose in quantità superiori a quelle autorizzate dall’Ue e che sia destinata ai mulini del territorio e ai pastifici. Per legge, tuttavia, sul pacco devono essere indicati sia il paese di origine della coltivazione del grano, sia quello di molitura. 

La filiera corta

Ma c’è chi va oltre. Come Entroterra spa o la Pasta di Camerino che, da 15 anni, ha dato vita ad un accordo di filiera sul territorio che coinvolge non meno di 200 agricoltori. Dal Fermano all’Anconetano, l’anno scorso ha riguardato ben 7800 ettari e 330 tonnellate di grano. «Non demonizziamo il grano duro che proviene dall’estero - commenta l’amministratore delegato Federico Maccari - ma vogliamo valorizzare il grano duro marchigiano».

Forte di 86 dipendenti, l’azienda ha realizzato nel 2023 un fatturato di 26 milioni di euro producendo con un metodo di produzione artigianale. Per la pasta di semola di grano duro «scegliamo la varietà che soddisfa le nostre esigenze produttive - spiega Maccari -. Poi stringiamo un accordo con gli agricoltori per piantarlo e garantiamo un prezzo in ogni caso superiore a quello del mercato quando ritireremo il grano». Il che svincola gli agricoltori dalle logiche di un mercato in cui il grano italiano è una commodity. «Nel caso l’anno non fosse favorevole – conclude – acquistiamo allora dalla Puglia». Una filiera che punta al valore aggiunto della qualità made in Marche, è attenta alla sostenibilità e dimostra come sia possibile sostenere concretamente la cerealicoltura marchigiana.

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