Nelle Marche la conta dei vivi e dei morti
Deceduti anche otto ragazzini
Alle 6.28 altra violenta scossa: 4.8

Nelle Marche la conta dei vivi e dei morti Deceduti anche otto ragazzini Alle 6.28 altra violenta scossa: 4.8
di Lolita Falconi
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Venerdì 26 Agosto 2016, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 05:31

ARQUATA DEL TRONTO - Nuova violenta scossa alle 6.28 di questa mattina, grado 4.8. Epicentro nel reatino. È stato un risveglio nel terrore nelle zone terremotate. Le vittime nelle ultime ore sono salite a 267.

Il reportage/Il giorno dopo la prima scossa ad Arquata e Pescara del Tronto

È un day after più duro del giorno prima quello che si è vissuto ieri nei luoghi della tragedia. Perché è il giorno del conto spietato dei morti e dei feriti, drammaticamente cresciuto di ora in ora fino a raggiungere quota 250 (e il dato non è ancora definitivo) di cui 46 nella zona di Arquata del Tronto. Tra questi ultimi otto sono minori, la più piccola è Marisol Piermarini, un anno e mezzo; la più “grande” è Lucrezia Rendina, 16 anni. Ci sono ancora una ventina di dispersi. Una carneficina che ha strappato via mogli, figli, nipoti, giovani e vecchi e, purtroppo anche tanti bambini. È duro perché è il giorno delle tendopoli che prendono forma, si materializzano al campo base di Arquata e nella zona industriale di Pescara del Tronto. Tende che per molti sfollati diventeranno la casa in cui trascorrere i prossimi giorni, forse settimane, forse mesi. E fa caldo di giorno e freddo di notte e molti non hanno i vestiti per cambiarsi, la possibilità di fare una doccia, la loro quotidianità.

Infine perché quella di ieri è stata anche la giornata della paura che si rinnova, della terra che continua a tremare e a provocare crolli e distruzione. Alle 14,36 la scossa più forte: 4.3 nella zona di Amatrice e avvertita distintamente anche ad Arquata e nei comuni dell’Ascolano. Si aggrava inoltre anche il numero dei feriti, scampati all’orrore della notte più lunga e terribile della loro vita: negli ospedale delle Marche sono 75 i ricoverati. Le salme invece di quelli che non ce l’hanno fatta, sono state trasferite prima all’obitorio dell’ospedale Mazzoni di Ascoli dove c’è stato un viavai di familiari per tutta la mattinata.

Quarantasei i corpi delle vittime del terremoto, diverse erano ancora nei sacchi. L’esigenza, con il numero di persone decedute destinato ad aumentare ancora è di chiudere le bare e trasferirle nella palestra del quartiere di Monticelli, proprio davanti all’ospedale. Diverse le bare bianche di bambini. I funerali Fino a ieri pomeriggio non si sapeva ancora nulla dei funerali. Se farli insieme, di Stato, comuni... Poi è giunta notizia che i primi potrebbero essere celebrati già oggi. Funerali comuni che si dovrebbero tenere ad Ascoli per alcune delle vittime, le cui salme si trovano all’obitorio dell’ospedale cittadino. Tutte persone morte ad Arquata del Tronto e nelle frazioni di Pescara del Tronto e Capodacqua. A celebrarli alle 15 si è reso disponibile il vescovo Giovanni D’Ercole all’interno della palestra del quartiere di Monticelli dove, appunto, è stato deciso di trasferire tutte le bare. Ma fino a sera sindaco e prefetto di Ascoli hanno smentito la circostanza: «Nessun funerale».

Dovrebbero invece tornare a casa, a Pomezia Terme nonne e nipoti accumunati da una vita piena di bei momenti, e uniti anche dall’ultimo atto. Erano a Pescara del Tronto per le vacanze Elisa Cafini, 14 anni, e il cuginetto Gabriele Pratesi di 8. Ma la casa dov’erano, insieme alle nonne Rita Colaceli e Irma Rendina, è venuta giù spegnendo le vite delle anziane donne e dei due nipoti. Non si danno pace i familiari stretti intorno alle quattro bare custodite nell’obitorio dell’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno. «Un grande dolore, una tragedia enorme che ha colpito la nostra famiglia e purtroppo molte altre» dice Guido Pratesi, che piange la madre e i due nipoti. «Non ero lì con loro quando è successo tutto - continua -, mi sono precipitato in poche ore, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare». Per loro e per altre tre vittime del terremoto, Andrea Cosso, Wilma Piciacchia e la 15enne Arianna Masciarelli il Comune di Pomezia Terme ha indetto per oggi il lutto cittadino. I loro funerali si svolgeranno alle 11 nella chiesa di San Benedetto.



Il problema che si pone poi è anche quello di dove mettere le salme delle vittime locali visto che il cimitero di Arquata del Tronto rischia di essere dichiarato inagibile e per via delle scosse di terremoto alcune bare sono fuoriuscite dai loculi. Il comune di Ascoli ieri ha messo a disposizione il suo camposanto.


Le tendopoli
Morti, feriti ma anche distruzione. Che vuole dire sfollati, gente che si è salvata ma ha perso tutto. La prima tendopoli allestita nelle Marche è stata quella nella zona industriale di Pescara del Tronto. La seconda, ieri, nel campo sportivo di Arquata destinato ad ospitare tutte quelle persone che intendono rimanere il più vicino possibile alle loro case danneggiate dal terremoto. Il campo è composto da 30 tende per 150-180 persone. La tendopoli è completamente autonoma, dotata di luce, acqua e riscaldamento con delle stufette, oltre ai servizi igienici. Accanto all’area della tendopoli c’è il campo logistico destinato ai soccorsi. Ospita vigili del fuoco, forze dell’ordine e personale sanitario con un posto medico avanzato. «Cosa ci manca di più? La prima cosa che rimpiango è il mio letto ma poi pensi che vorresti solo serenità...»: si commuove la signora Sabrina nella tendopoli allestita ai piedi di Pescara del Tronto. Cercando di mettere insieme le emozioni della prima notte da sfollata. «Abbiamo sentito il terremoto anche questa notte - ha detto ancora Sabrina - ma nelle tende ti senti al sicuro. La notte tutto sommato è andata bene, possiamo raccontarlo quello che è successo». Per la signora però «sta crollando tutto e crollano anche i nervi». Un punto d’ascolto psicologico è stato attivato da ieri mattina nel campo di accoglienza di Pescara del Tronto. È in una delle tende all’ingresso dell’area e presso di esso opera uno psicologo della Protezione Civile. Già nelle ore successive al sisma ad Arquata del Tronto era intervenuto come volontario Sergio, psichiatra di Bologna che era in ferie a San Benedetto del Tronto. «Con mia moglie, medico, abbiamo lasciato i figli e i parenti - aggiunge - e siamo subito arrivati qua. Tra le persone che sono qui ho riscontrato piccole crisi d’ansia. Diversi piangono perché una situazione difficile, in particolare quando viene comunicato il decesso di qualche parente. Parliamo con loro, cerchiamo di dare fiducia, e solo quando il lutto completamente realizzato faremo interventi terapeutici più mirati». 
 

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