Il preside di Medicina Mauro Silvestrini: «Deficit di figure qualificate, va definita la pianta organica»

Il preside di Medicina Mauro Silvestrini: «Deficit di figure qualificate, va definita la pianta organica»
Il preside di Medicina Mauro Silvestrini: «Deficit di figure qualificate, va definita la pianta organica»
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 17 Febbraio 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 12:14

Sulla formula degli specializzandi in corsia, Mauro Silvestrini riordina le tessere d’un puzzle che pare scomposto: «Sono necessari, per esigenze assistenziali». Il preside di Medicina va nelle pieghe d’una urgenza che travalica i confini regionali. «Ovvero, per colmare il deficit di figure qualificate in una determinata disciplina, si ricorre ai medici in formazione, coloro che sono giunti al secondo anno, per farli lavorare negli ospedali. Un ragionamento che vale sia in entrata, sia in uscita».

In meno di un anno la Regione Marche ha siglato quattordici accordi con altrettante università, dalla Cattolica a Tor Vergata, a Roma, ma anche quelle di Cagliari e dell’Aquila, per sopperire a una carenza, cronica. La deduzione: i camici bianchi addestrati dalla Politecnica non sono sufficienti oppure non restano qui?

«No, la questione è un’altra.

Premesso che il fenomeno della loro mancanza è una realtà, quelle intese siglate sono necessarie a regolare lo spostamento da una struttura a un’altra».

È una prassi più che una misura tampone?

«Certo. Per assumere, si segue il criterio di due graduatorie: una riservata è agli specializzati, l’altra a chi ancora deve arrivare a esserlo. Alla seconda si ricorre quando la prima non è numericamente adeguata a garantire le esigenze in corsia. Lo ribadisco: per assicurare l’assistenza».

Un percorso, quello appena descritto, che potrebbe avvantaggiare l’Azienda ospedaliera-universitaria delle Marche?

«Non è detto. Potrebbe anche accadere il contrario: perdere medici in formazione a favore di strutture più in difficoltà della nostra».

Fatto cento il tasso di criticità italiano, la cittadella sanitaria di Torrette come si colloca?

«Non siamo all’apice dei disagi. Alcuni reparti sono più in affanno di altri, come per esempio quello di Gastroenterologia, ma nel complesso non siamo in emergenza».

Per azzerarla, quella congiuntura negativa, si dovrebbe agire sul numero di borse che determinano i posti per le specializzazioni, caricando sulle carenze e alleggerendo là dove si verifica l’overbooking?

«Non dipende da noi, è il Mur, il ministero dell’Università e della Ricerca, a stabilire gli equilibri. La nostra missione è di tutt’altra natura».

Qual è? La ricordi.

«Formare i futuri medici. Questo dev’essere il nostro primo impegno».

Dettagli di cronaca. Nella sede dell’azienda ospedaliero-universitaria ha incontrato il governatore Francesco Acquaroli e l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini. Cosa vi siete detti? Avete affrontato il nodo degli specializzandi?

«No. Abbiamo parlato della redistribuzione, che è avvenuta a livello nazionale, dei fondi destinati a innalzare i tetti di spesa».

Un bel sentire. La somma dedicata alle Marche è di 9 milioni di euro, di cui circa il 60%, cioè 5,2 milioni, andranno a Torrette&Salesi per stabilizzare i sanitari precari.

«Concertate le cifre, va definita la pianta organica, cioè va scritto l’atto aziendale. Il confronto è stato necessario a raggiungere questo obiettivo».

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