L’effetto traino di Fincantieri e la qualità di alta manifattura

L’effetto traino di Fincantieri e la qualità di alta manifattura
L’effetto traino di Fincantieri e la qualità di alta manifattura
di Donato Iacobucci
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 07:21

Torno sul tema della cantieristica navale (cui avevo dedicato l’articolo di mercoledì 6 settembre) poiché in questo mese si volgono due delle più importanti manifestazioni per il settore degli yacht e dei megayacht, che costituiscono la specializzazione regionale nell’ambito della cantieristica navale. La prima, il Cannes Yachting Festival si è svolto la scorsa settimana a Cannes; il secondo, il Monaco Yacht Show, si svolgerà a Monaco dal 27 al 30 settembre. Le imprese marchigiane del settore sono presenti ad entrambe le manifestazioni, al pari delle principali imprese italiane ed europee. Come ricordato nel precedente articolo, l’Italia è il primo paese dell’Ue per occupati e valore della produzione nelle costruzioni navali ed è leader nel segmento degli yacht e dei super e megayacht. Al pari di quanto avviene in altri settori del made in Italy, le produzioni italiane si caratterizzano per l’alto livello qualitativo e per la capacità di differenziare e personalizzare i prodotti. Caratteristiche particolarmente apprezzate in un settore nel quale la disponibilità a pagare da parte dei clienti è elevata e la capacità di produrre innovazione e qualità è la principale leva competitiva. 

I beni di lusso

Gli yacht, ed in particolare il segmento dei megayacht, appartengono alla categoria dei beni di lusso.

Una categoria di beni che negli ultimi anni ha mostrato una crescita della domanda superiore alla media e buone prospettive di crescita anche per i prossimi anni. La capacità delle imprese italiane e marchigiane di consolidare la leadership in questo settore non è casuale. La produzione di yacht sembra l’attività ideale per esaltare le caratteristiche della produzione manifatturiera italiana: la capacità di fare sistema in filiere complesse; l’elevata specializzazione lungo la filiera con ciò che ne consegue in termini di flessibilità e qualità delle lavorazioni; la valorizzazione della tradizione artigianale. Non c’è solo questo a spiegare la leadership italiana nel settore. La cantieristica navale è uno dei pochi settori manifatturieri nei quali l’Italia ha la più grande impresa europea del settore e una delle maggiori a livello mondiale: Fincantieri. 

L’azienda leader

Nel 2022 Fincantieri ha realizzato un valore della produzione di 7,5 miliardi di uro, decisamente superiore a quello delle principali imprese francesi e tedesche. Fincantieri è leader nella realizzazione e trasformazione di navi da crociera (nel quale opera anche lo stabilimento di Ancona), con una quota di mercato superiore al 40%. La società produce anche navi militari, pescherecci e navi speciali e opera in diversi comparti complementari a quello della produzione navale, tra i quali i sistemi meccatronici ed elettronici e i servizi di supporto logistico e di assistenza alle flotte. Fincantieri opera su scala globale con 18 stabilimenti in 4 continenti e oltre 20.000 addetti, la metà dei quali in Italia. Al pari delle altre imprese operanti nelle costruzioni navali, Fincantieri si serve di una estesa rete di fornitori specializzati: nel 2022 ha emesso ordini di acquisto per 6,9 miliardi di euro coinvolgendo nelle proprie attività oltre 7.000 piccole e medie imprese. Negli ultimi anni tutti i segmenti della cantieristica navale, compreso quello delle crociere e degli yacht è investito da significative innovazioni di prodotto, finalizzate alla sostenibilità ambientale.

Ricerca e sviluppo

Gli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese sono rilevanti ed in questo ambito, come in quello dell’internazionalizzazione, la dimensione conta. Il settore della cantieristica navale italiana può contare sulla presenza al suo interno di alcune grandi imprese, di un esteso numero di medie imprese e di un grandissimo numero di piccole imprese. E’ un evidente esempio dei risultati che si ottengono dalle sinergie fra grandi, medie e piccole imprese; sinergie che sono alla base della competitività dei settori produttivi. L’Italia è un paese povero di grandi imprese e per questo è necessario favorire con maggiore decisione i processi di crescita delle imprese, disegnando politiche industriali che prestino la stessa attenzione sia al sostegno delle piccole imprese sia alle esigenze delle medie e delle grandi imprese. 

*Docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche 

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