Yacht e navi da crociera: l’export vola con l’indotto

Yacht e navi da crociera: l’export vola con l’indotto

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 6 Settembre 2023, 06:10

Nell’articolo di commento di lunedì scorso il collega Marco Cucculelli ha sottolineato l’ottima performance dell’export regionale negli ultimi anni. Una performance tanto più rilevante poiché superiore a quella nazionale e poiché ha riguardato principalmente le vendite verso i paesi extra-Ue. Un contributo significativo alla crescita dell’export versi i paesi extra Ue è venuto del settore della cantieristica navale. L’export di navi e imbarcazioni prodotte nella regione è passato da 165 milioni di euro nel 2020 a un miliardo di euro nel 2022, per il 95% collocato in paesi extra-Ue.

Negli ultimi anni il valore della produzione nel settore è cresciuto in misura considerevole, nelle Marche più che in Italia, e la quasi totalità della produzione è collocata sui mercati esteri. Il portafoglio ordini delle imprese fa pensare che la crescita risulterà consistente anche nel 2023. E’ noto che nelle Marche, in particolare nelle province di Pesaro-Urbino e Ancona, vi è una significativa presenza di imprese della cantieristica navale e dei servizi connessi (come la manutenzione e il refitting). La produzione regionale è specializzata nella produzione di yacht e navi da crociera, i segmenti che hanno mostrato la maggiore dinamicità della domanda negli ultimi anni. In questi segmenti le Marche hanno una quota di mercato di circa un quarto della produzione nazionale.

Giova ricordare, a tale riguardo, che l’Italia è il primo paese nella Ue nel settore della cantieristica navale superando gli altri maggiori competitori (Francia e Germania) sia negli occupati (oltre 30.000) sia nel valore della produzione. E’ interessante notare che il valore della produzione per addetto nell’industria italiana è superiore a quello osservato in Francia e Germania. Ciò dipende dal fatto che l’Italia è specializzata in produzioni a più alto valore aggiunto, come quelle degli yacht e delle navi da crociera che caratterizzano la produzione regionale. Secondo gli ultimi dati ISTAT (relativi al 2021) i cantieri navali della regione occupano oltre 3.300 perone. Questo dato sottostima fortemente il numero dei lavoratori occupati nel settore poiché riguarda solo l’occupazione diretta da parte dei cantieri.

Come è facile intuire, gli yacht e le navi da crociera sono prodotti di grande complessità dal punto di vista delle fasi di lavorazione, dei materiali e servizi utilizzati e delle tecnologie impiegate. Per tale ragione i produttori finali (i cantieri navali), pur coordinando e gestendo l’intera commessa, svolgono direttamente meno del 20% delle diverse attività e si affidano a fornitori specializzati per il resto.

Si può quindi stimare che l’occupazione indotta dalle attività del settore è da tre a quattro volte quella direttamente occupata dai cantieri. Ovviamente non tutta questa occupazione è attivata sul territorio regionale ma è interessante notare che uno degli elementi determinanti la competitività dei cantieri regionali è proprio la presenza sul territorio di un numero consistente e qualificato di fornitori specializzati nelle diverse attività necessarie ad ottenere il prodotto finale: design, lavorazioni dello scafo, tecnologie di controllo, arredo, sistemi di comunicazione e di entertainment, ecc. Proprio per rafforzare la collaborazione fra le imprese della filiera e favorire lo sviluppo di progetti comuni, nel 2021 si è costituito il Cluster Marche Yachting & Cruising al quale aderiscono sia i cantieri navali sia le imprese specializzate nella fornitura di prodotti, lavorazioni e servizi al settore.

Al cluster aderisce anche l’Università Politecnica delle Marche a testimonianza dell’importanza attribuita alla formazione e alle attività di ricerca e sviluppo. Anche in questo settore, infatti, la competitività delle imprese è sempre più basata sulla capacità di proporre innovazioni, in particolare quelle associate alla digitalizzazione e alla transizione ecologica. Per le nostre imprese, in particolare quelle di minore dimensione, non è una sfida semplice da affrontare. La costituzione del cluster è un bel segnale della volontà di lavorare per affrontare queste sfide in comune pur senza rinunciare all’individualità che caratterizza le singole imprese.

* Docente di Economia  all’Università Politecnica  delle Marche e coordinatore della Fondazione Merloni

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