Indennizzi di Bm e altri tre istituti
Cantone: "Il decreto è pronto"

Raffaele Cantone
Raffaele Cantone
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Giovedì 18 Febbraio 2016, 21:43 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 18:18
ROMA - I testi sono pronti ma manca il sigillo 'politicò del governo. Per gli indennizzi ai risparmiatori delle 4 banche il presidente dell'Anac Raffaele Cantone è esplicito: i «nodi sono politici più che tecnici e devono essere sciolti» dall'esecutivo. Il provvedimento resta quindi in attesa dopo essere stato rimosso dal decreto banche approvato mercoledì della scorsa settimana, quando si è deciso di tornare alla prima indicazione di varare atti solo amministrativi. Il premier in quell'occasione aveva detto che i criteri sarebbero arrivati «a giorni», ma, raccontano nella maggioranza, l'orientamento sarebbe in realtà quello di prendersi ancora un pò di tempo, per soppesare bene tutte le opzioni sul tavolo. E arrivare a una soluzione il più possibile 'inattaccabilè, sotto il profilo giuridico ma anche politico. In attesa di conoscere i dettagli comunque anche il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem riconosce che «è grave» se alcuni clienti che hanno acquistato prodotti finanziaria non sono stati informati del bail in.

Non è detto però che la Ue sarebbe disposta ad allargare i criteri di indennizzo, visto che la direttiva Brrd prevede il divieto di ristorno agli obbligazionisti. Ma c'è chi sponsorizza la via di del fondo interbancario volontario, che, proprio perchè volontario, potrebbe permettere di bypassare il nodo 'aiuti di Statò e consentire di dare ristoro pieno agli obbligazionisti delle 4 banche, come continuano a chiedere le opposizioni, i consumatori e il comitato delle 'vittime del salva-banchè. Nel frattempo per le banche, italiane e non, la volatilità resta alta e sui mercati, in attesa delle mosse di marzo delle banche centrali registrano nuovi forti ribassi che mandano giù dell'1,5% la Borsa di Milano. E intanto da martedì la riforma Bcc affronterà l'esame del Parlamento venendo 'incardinatà in Commissione Finanze. I tempi della conversione del decreto Bcc, si apprende, non saranno comunque brevissimi con le diverse parti in campo che proveranno a introdurre modifiche specie sul contestatissimo meccanismo di 'uscità per quelle Bcc che non vorranno aderire alla holding unica.

Dall'esecutivo nei giorni scorsi è arrivata una timida apertura e il miglioramento è stato auspicato anche dalla Banca d'Italia fino a quel momento piuttosto defilata. Certo il governo non sarebbe intenzionato ad abolire la 'way out' introdotta in extremis e che ha provocato divisioni e critiche all'interno dell'esecutivo oltre che attacchi frontali da Confocooperative e richieste di modifiche da Federcasse. Si inizierà quindi con le audizioni dei soggetti interessati (che si incroceranno con quelle dell'indagine conoscitiva al Senato, che servirà a mettere a fuoco il 'contestò su cui si innestano le richieste di commissione d'inchiesta sulle banche) e seppure i tempi siano prematuri, le ipotesi parlano di innalzamento della soglia dei 200 milioni di patrimonio per i soggetti abilitati alla trasformazione in spa e un inasprimento della tassazione sulle riserve (il dl la prevede al 20%).

Il punto è, spiegano alcune fonti, come consentire una way out senza affrancare le riserve ma limitandola al solo scorporo. Il modello che ha chiesto la Bcc di cambiano e la Cassa Padana, dove una coop 'a montè controlla appunto la spa bancaria. I critici a questo schema insistono che le riserve appartengano alla mutualità e siano indivisibili e non possano essere rilevate da una spa con una tassazione favorevole mettendole inoltre a rischio per l'attività bancaria. Appare sempre più chiaro che la vigilanza tema infatti nell'attuale difficile contesto di mercato che banche di quella stazza senza le rigide regole del credito cooperativo possano soccombere sotto il peso di nuove sofferenze o incagli creando crisi limitate ma in grado di creare danni più generali.
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