RECANATI La candidatura a sindaco di Francesco Fiordomo infiamma il dibattito politico. Dopo aver accusato il colpo, il primo cittadino Antonio Bravi è passato alla mossa successiva: chiedere le dimissioni di Michele Moretti (Urbanistica) e dello stesso Fiordomo (Lavori pubblici) dalla carica di assessore.
La posizione
«Pensavo – dice il sindaco Bravi - fosse automatico che, insieme all’annuncio di candidatura, sarebbe arrivata la rinuncia spontanea, da parte di coloro che intendono percorrere una strada diversa, alle deleghe assessorili loro affidate. Non comprendo infatti con quale spirito e con quale obiettivo potrebbero restare in giunta. Purtroppo questo non si è verificato. Resto convinto che in questo momento abbastanza concitato ci si debba muovere nella massima chiarezza verso i cittadini recanatesi, senza sterili polemiche. Se tra gli assessori, che esercitano la funzione sulla base di un accordo programmatico e di un rapporto fiduciario con il sindaco, uno si propone in alternativa alla mia ricandidatura e l’altro lo sostiene, è evidente che non si condividono né il mio modo di esercitare la carica, né le basi programmatiche. Ferma restando la legittimità della decisione di candidarsi, il senso di responsabilità comporterebbe la rinuncia alle deleghe assessorili: è presumibile infatti che si proporranno programmi, progetti e obiettivi diversi da quelli finora portati avanti insieme e senza mai un dissenso.
Delusione e amarezza
Dietro alle parole di Antonio Bravi si legge tanta delusione e amarezza per la decisione presa da Fiordomo, ormai ex compagno di avventura politica. «Per 15 anni - prosegue Bravi - abbiamo lavorato fianco a fianco: per i dieci anni nella sua sindacatura ho ricoperto la carica di assessore e poi vicesindaco, sempre lealmente nei confronti suoi e dei colleghi di giunta. In questi ultimi cinque anni, a ruoli invertiti, mi sono impegnato con la stessa modalità di confronto e collaborazione con tutti i consiglieri di maggioranza. Nel contempo, sin dal giorno successivo alla mia elezione, ho lavorato per riunire tutte le forze riformiste della città che facevano riferimento a Graziano Bravi. Ho sempre inteso che per impegnarsi nell’amministrazione si debba agire solo per il bene della città, anche sacrificando le proprie personali aspettative e se l’amico Francesco mi avesse con sincerità espresso il desiderio di voler tornare a fare il sindaco, ci saremmo confrontati, sempre avendo a cuore il bene di questa città. Ma così non è stato e si è arrivati ad un esito che ancora una volta divide e non unisce».