PIEVE TORINA - «Io non lascio testimoni e se entro oggi non ho i soldi ritorno». Era stata questa la frase pronunciata da uno dei tre uomini accusati di tentata estorsione dopo aver picchiato un imprenditore disabile 77enne e la sua badante di origine romena.
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Giovedì uno degli indagati, un imprenditore edile di 27 anni di Pieve Torina, è uscito dal carcere, il giudice gli ha concesso gli arresti domiciliari.
La vicenda risale allo scorso settembre, la vittima aveva commissionato alla ditta di Silvano Laurenti, 27enne di Pieve Torina, dei lavori di realizzazione del massetto sul tetto di una palazzina a Porto Sant’Elpidio. Un giorno, però, l’anziano nonostante le difficoltà motorie, aveva deciso di fare un sopralluogo per controllare lo stato dei lavori di ristrutturazione e si era recato nel cantiere.
La ricostruzione
E lì aveva trovato una situazione ben diversa da quella immaginata: mura danneggiate, materiale di risulta sparso un po’ ovunque e pozzetti rotti, insomma quanto bastava per fargli decidere di revocare l’incarico e far proseguire i lavori a un’altra ditta. Era la mattina del 14 settembre. Il 77enne prese il telefono e chiamò Laurenti per comunicargli la decisione. Alle 14.30 in tre si sarebbero presentati alla sua abitazione a Porto Sant’Elpidio: Laurenti, che era rimasto fuori a fare da palo insieme a un suo dipendente, Saif Akid (il tunisino di 30 anni è indagato in concorso con altri due per un tentato omicidio avvenuto a Torre di Palme il 31 gennaio di quest’anno ai danni di un marocchino e per quei fatti era agli arresti domiciliari con il permesso di andare a lavorare da Laurenti, ndr), mentre un terzo tunisino era entrato nell’appartamento. L’extracomunitario aveva puntato una siringa contenente del liquido giallo alla gola dell’anziano disabile minacciandolo di pagarlo altrimenti lo avrebbe ammazzato, poi aveva iniziato a picchiarlo. Le grida di dolore della vittima avevano richiamato l’attenzione della badante che era davanti casa e che, spaventata, era entrata e si era frapposta tra l’aggressore e l’imprenditore. Probabilmente solo il coraggio della donna evitò che la situazione degenerasse. I tre andarono via e da uno di loro la minaccia: «Io non lascio testimoni e se entro oggi non ho i soldi ritorno». Nei giorni successivi ci fu una spedizione punitiva, probabilmente legata alla tentata estorsione, quando più persone (al momento sconosciute) avevano aggredito con mazze da baseball il fidanzato della figlia della badante.
Gli accertamenti
Nel frattempo le indagini della Squadra mobile della questura di Fermo sono andate avanti e hanno portato, il 27 settembre scorso, all’arresto di due dei tre indagati: l’imprenditore Laurenti e il tunisino Akid che sono finiti entrambi in carcere.