MACERATA - I primi resti erano saltati fuori a fine luglio, con l’inizio degli scavi. Ma dopo tre settimane, dal sottosuolo di piazza Annessione, dove le prima ossa saltarono fuori in seguito agli scavi per la messa in sicurezza di un avvallamento creatosi in seguito alle forti piogge, continuano a fuoriuscire reperti su reperti. Ne sono emerse a centinaia, di adulti e bambini indistintamente. «E a occhio saremo a un terzo di tutto il materiale che potrebbe esserci lì sotto», ipotizza l’assessore all’urbanistica Silvano Iommi, che sta seguendo la vicenda da vicino.
L’origine della grande fossa comune è ancora avvolta nel mistero, nessuno si aspettava nulla del genere andando a scavare per un paio di metri sotto la superficie.
L’idea è quella di fare delle indagini in autonomia coinvolgendo le Università di Macerata e Camerino per fare delle analisi al carbonio 14 per datare questi reperti. Di sicuro lì sotto c’è una antica cisterna dismessa, che si trovava in adiacenza ad una chiesa. Insieme alle ossa sono state rinvenute anche piccole quantità di oggetti ceramici che un’antropologa chiamata dalla ditta Archeolab, che sta eseguendo i lavori, fa risalire a un periodo tra il Cinquecento e il Seicento: si può ipotizzare che anche i resti siano di quell’epoca, ma dovremo fare degli approfondimenti al riguardo».
Nel centro storico si erano fatti altri rinvenimenti nel passato, ma mai una tale quantità di resti umani era riemerso in superficie. «Anche in piazza della Libertà c’era un pozzo con una cisterna, così come nei cortili di molti palazzi – sottolinea l’assessore – strutture idriche in abbandono che in altre fasi storiche cambiano la loro destinazione. È però particolare, in questo caso, che non ci sia alcuna nota d’archivio di questo trasferimento di ossa dal sito della chiesa a un’unica fossa». Questa cisterna sotterranea, struttura piuttosto comune nei centri storici del nostro territorio, non ha comunque particolare interesse nell’ottica di una valorizzazione turistica. Per cui lo scavo verrà comunque interrato e messo in sicurezza, non avrebbe senso realizzare teche o altro e tenere lo scavo aperto. «Ho dato disposizione di lasciare un’indicazione su un sampietrino in modo da segnalare la presenza di questi reperti sotterranei, magari un giorno, quando gli studi sulla storia della nostra città verranno approfonditi, potrebbero essere di aiuto in qualche modo», conclude Iommi.