Chiara, processo al via
Il papà in coma a Torrette

Chiara con il papà Roberto
Chiara con il papà Roberto
di LOLITA FALCONI
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Domenica 4 Gennaio 2015, 20:46 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 16:57
FERMO - Parte questa mattina il processo per la morte di Chiara Massi, la ragazza di 19 anni di Cascinare uccisa da un’auto il 21 luglio del 2013 sul lungomare Europa mentre era in moto con il fidanzato Marco. Un appuntamento molto atteso dalla famiglia della ragazza, che ha seguito passo passo tutte le fasi procedimentali chiedendo sempre con determinazione giustizia per la loro amata figlia. Ma c’è un dramma nel dramma che si è consumato negli ultimi giorni.



Una notizia che ha lasciato tutti senza parole: il papà di Chiara, Roberto Massi, da sabato notte, giace in fin di vita in un letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Torrette di Ancona. Il suo cuore, così gravemente segnato negli ultimi 17 mesi dal dolore immenso per la morte della sua unica figlia, gli ha giocato un brutto scherzo proprio alla vigilia dell’apertura del processo che vede alla sbarra Karnjit Singh, l’indiano che guidava l’auto che ha colpito e ucciso Chiara in quella maledetta domenica pomeriggio d’estate. E’ imputato di omicidio colposo, il suo difensore, l'avvocato Francesco Giorgio Laganà, ha già annunciato in fase di udienza preliminare, di voler dare battaglia a suon di perizie e consulenze per dimostrare che la colpa di quell’incidente non è del suo assistito. Una tesi giudicata dai legali dei due ragazzi e dalla famiglia di Chiara totalmente “strampalata”.



Tanto che oggi la mamma Monica Ciccalè farà di tutto per essere in aula come testimone, per raccontare la sua verità. Per Chiara. Ci proverà, nonostante le condizioni di salute di Roberto. “La morte di Chiara per noi - racconta Monica al telefono mentre è in viaggio per Ancona, dove si reca a orari prestabiliti per far visita al marito ricoverato- è una ferita che non si è mai rimarginata. Un dolore enorme sia per me che per Roberto. Se siamo andati avanti è solo grazie alla fede nel nostro Signore. Sopravvivere ad una figlia che ti viene strappata via in quel modo, in un pomeriggio spensierato d’estate, in cui noi fino ad un attimo prima eravamo tutti insieme al mare, è uno choc tremendo. E’ come se morissi anche tu in quel momento con lei, la vita non è più la stessa. Cambia tutto. E lo avverti già la mattina quando ti alzi e hai quel peso nel cuore, quel dolore in testa che non ti abbandona mai. E dici sì, va bene, partiamo con un’altra giornata. Che però non ha sapore”.



Monica ha cercato di trasformare il suo dolore in battaglia: si è spesa con altre mamme per l’introduzione nel nostro ordinamento del reato di omicidio stradale, ha partecipato ad incontri, ha raccontato la sua sofferenza. Papà Roberto, di carattere più riservato, ha tenuto quel dolore grande per sé. Si è chiuso nel silenzio. “Il suo cuore - dice Monica - si è come a poco a poco sbriciolato. Mio marito ha portato il suo dolore con una dignità e una compostezza infiniti”.



Lunedì scorso i primi malesseri. Roberto avvertiva come un’acuta forma influenzale. I dolori si sono fatti via via più forti tanto che, dopo aver consultato la guardia medica, è andato al pronto soccorso di Civitanova Marche dove gli è stato assegnato un codice giallo. “Ci hanno detto che c’era un’attesa di diverse ore - ricostruisce Monica - Roberto aveva dei dolori fortissimi e non se l’è sentita di aspettare lì. Così siamo tornati a casa.



La situazione è via via peggiorata, venerdì notte con l’ambulanza è stato portato al Pronto soccorso di Fermo e da qui a Torrette dove è stato operato d’urgenza. Purtroppo ora solo il Signore può decidere se fargli continuare questo pellegrinaggio terreno con me o richiamarlo a sé dove c'è Chiara. Roberto non ha mai sofferto di problemi di salute, solo il suo cuore da 17 mesi piano piano si è sbriciolato. I suoi organi sono stati compromessi dalla rottura della aorta, solo un miracolo può salvarlo. Mi ha fatto piacere sentire attorno a me l’affetto di tanti che in queste ore stanno pregando per lui, per la sua guarigione. Non chiedo altro in questo momento di dolore infinito”.



Oggi nonostante tutto, Monica proverà a tenere fede all’impegno che aveva assunto, proverà ad essere presente in aula, all’apertura del processo per la morte di Chiara. “Lo debbo a lei e a Roberto”. L’udienza è fissata per le ore 9.









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