La sfida finale tra il premier e Fini
Mercoledì vertice a palazzo Grazioli

Fini e Berlusconi
Fini e Berlusconi
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Lunedì 5 Luglio 2010, 10:52 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 00:13
ROMA (5 luglio) - E' sempre alta la tensione nel Pdl. E' venuto il momento di fare chiarezza. Anche a costo della crisi di governo, dice Silvio Berlusconi, che ha reagito con durezza al nuovo affondo del presidente della Camera e co-fondatore del Pdl, Gianfranco Fini, e si è detto già pronto a «prendere atto che è fuori dal partito».



Dopo le dimissioni annunciate oggi in tribunale a Milano del ministro Aldo Brancher si annuncia una settimana difficile per il premier, pronto a dare una regolata a ministri e alleati. Nel mirino anche la Lega e il titolare dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo le minacce di dimissioni poi smentite dall’interessato. Mercoledì mattina invece a palazzo Grazioli vertice del Pdl: sul tavolo lo scontro tra i due fondatori. Il Cavaliere ha deciso di convocare tutti il vertice del partito ma anche il guardasigilli, Angelino Alfano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il deputato e legale del premier, Niccolò Ghedini.



«Ci provino pure a cacciarmi, in questa vicenda io sono piantato nella Costituzione, nella legalità, nelle linee fondanti del nostro partito e nel sentimento dei nostri elettori», ha fatto sapere ieri Fini, riferendoi allo scontro sul ddl intercettazioni. «In una crisi di governo si sa come si entra, ma non come si esce», ha aggiunto. In caso di elezioni anticipate, ha continuato l'inquilino di Montecitorio, «sono sicuro che Gianni Letta ha spiegato e Berlusconi che, in caso di rottura del Pdl, noi non faremmo una An in sedicesimo, nascerebbe qualcosa di nuovo, c’è tanta gente alla finestra che aspetta. Siamo sicuri che gli converrebbe la nascita di un terzo polo come in Gran Bretagna?».



Lui si sente già fuori dal partito, ma non sa dove andare né con chi. Io vado avanti e sono pronto anche alla conta interna. Questa in sostanza la replica del premier, che non ha nascosto con i suoi una pesante irritazione per le parole di Fini. Farà la fine di Rutelli, avrebbe detto il Cavaliere riferendosi al presidente della Camera.



«Io credo che Fini rimarrà con noi. Ma se ciò non accadesse, non ci strapperemmo i capelli. Il partito unico dei moderati esisterà comunque», ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini in un'intervista a La Repubblica. Se Fini decidesse di «rinnegare il programma che ha sostenuto e di guardare a forze diverse da quelle che lo hanno sostenuto», magari con Rutelli e Casini, farebbe un «doppio errore: perderebbe la capacità che lui ha di rafforzare il Pdl e molta della credibilità che gli elettori gli avevano attribuito».



«Fini? Proprio non riesco più a capirlo. Dico solo che ultimamente non ne azzecca una. Arrivati a questo punto sta creando un danno incalcolabile all'intero paese, non solo alla maggioranza», ha commentato conversando con il Gazzetino, il ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan, considerato un fedelissimo di Berlusconi. Il ministro, commentando gli ultimi avvenimenti che stanno agitando il governo sul ddl intercettazioni, ha sottolineato come il presidente della Camera «impedisce e limita l'azione di governo. Io anche se da sempre ho una simpatia per Fini, ora francamente non lo capisco più».



«Con la soluzione del caso Brancher si è sistemato uno dei quattro tasselli da mettere a posto e sui quali si è assunto una responsabilità diretta Berlusconi con il suo "ghe pensi mi". Restano adesso da risolvere intercettazioni, manovra e vita interna del Pdl», ha scritto Italo Bocchino sul sito di Generazione Italia.



«Leggiamo che Berlusconi vuol cacciarci dal partito, ma chiariamo subito che questo sarà impossibile sia perché mai e poi mai ce ne andremo sia perché non offriremo il fianco a chi vuole espellerci», ha continuato Bocchino sottolineando la volontà di sostenere il governo ma anche di porre il dibattito dentro o fuori il partito su questioni come la difesa della legalità e la difesa dell'Unità nazionale».




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