Intercettazioni, Berlusconi blinda il ddl
Incassa il sì di Fini e pensa alla fiducia

Silvio Berlusconi (foto Mauro Scrobogna / LaPresse)
Silvio Berlusconi (foto Mauro Scrobogna / LaPresse)
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Martedì 8 Giugno 2010, 10:39 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 23:11
ROMA (8 giugno) - Silvio Berlusconi blinda il testo del ddl sulle intercettazioni e incassa il s di Fini. La legge stata ostacolata da toghe e giornalisti ma adesso basta. Il testo che arriva alla Camera non sar modificato. E questa una decisione vincolante per il Pdl. Fini approva: Sono certo che Berlusconi concordi con me sul fatto che la nuova formulazione non contrasti con altri impegni presi con gli elettori: quelli in materia di lotta alla criminalità e di difesa della legalità» ha detto il presidente della Camera, rilevando che «va ad onore di Berlusconi essersi astenuto sul Ddl perché a suo avviso non manterrebbe in toto gli impegni presi con gli elettori in materia di tutela della privacy». Il riferimento è alle parole del premier che all'assemblea di Federalberghi ha confessato si essersi astenuto perché la legge non è aderente al 100 per cento al programma della maggioranza.



Probabile il voto di fiducia. A questo punto, dopo che il relatore Roberto Centaro ha presentato al ddl Intercettazioni 13 nuovi emendamenti, l'esame del testo torna un'altra volta in commissione Giustizia del Senato. L'Assemblea di Palazzo Madama si riconvoca per domani pomeriggio e per allora è molto probabile che si arrivi al voto di fiducia.



Il Quirinale segue attentamente, si pronuncerà solo dopo il varo. Resta alta, intanto, l'attenzione del Quirinale nei confronti del ddl, anche se, in serata, una nota del Colle dice che il Capo dello Stato segue attentamente la vicenda, ma senza entrare nel merito. E soprattutto smentendo ogni voce su continui contatti che sarebbero in corso con governo e maggioranza alla ricerca di punti di equilibrio. Il presidente della Repubblica, si sottolinea, si pronuncerà solo dopo il via libera del Parlamento. Quello che si sa, comunque, è che Napolitano ribadisce quanto detto il 2 giugno, e cioè che i problemi del testo sono molto complessi, a cominciare dalla garanzia delle libertà di stampa, d'indagine e del rispetto della dignità e della privatezza delle persone.



Il premier ha rivendicato il fatto che la legge ridurrà a 75 giorni la durata possibile delle intercettazioni e ricordato che ci sarà la possibilità di proroga mentre «viene ridotta la possibilità di fuga di notizie con pesanti sanzioni penali e inoltre sarà proibita la pubblicazione sulla stampa del contenuto delle intercettazioni, che poi - ha detto Berlusconi - come sapete si possono anche cambiare, basta tagliare una frase per arrivare addirittura a capovolgere il suo senso. Con questa legge comincia il lungo cammino per il nostro diritto alla libertà». In ogni caso nessuna minaccia alla libertà di stampa perchè «i giornali potranno dire grazie alle intercettazioni si è scoperto che...» ma non potranno pubblicare le intercettazioni.



Le intercettazioni potranno essere prorogate di tre giorni in tre giorni, invece che di 48 ore in 48 ore. Lo prevede un emendamento firmato dal relatore Roberto Centaro. Il pm avrà così tre giorni di tempo per avvertire il gip della sua decisione di continuare negli ascolti e in più potrà prorogare il controllo delle telefonate di 72 ore in 72 ore invece che di 48 ore in 48 ore, così come era stato previsto in un primo momento dal cosiddetto emendamento Ghedini. «Se dalle indagini emerge che le intercettazioni possono consentire l'acquisizione di elementi fondamentali per l'accertamento del reato per cui si procede o che da esse possano emergere indicazioni rilevanti per impedire» la commissione di un reato intercettabile e sono già scaduti i termini dei 75 giorni, il pm, si legge nell'emendamento presentato da Centaro, «con decreto eventualmente reiterabile ricorrendo nei presupposti», dispone di proseguire gli ascolti per «non oltre tre giorni». «In tal caso - si legge ancora nella proposta di modifica di Centaro - il pm trasmette gli atti rilevanti ai fini della convalida, anche per via telematica».



Maxi multe agli editori. Nessun giallo, nessuna smentita. Il relatore al ddl intercettazioni, Roberto Centaro, ha presentato un nuovo emendamento nel quale si prevede che gli editori rispondano di un nuovo reato sanzionabile fino a oltre 450 mila euro. Gli editori, infatti, dovranno rispondere anche per la pubblicazione di intercettazioni di cui era stata disposta la distruzione. E per questo (articolo 617 comma 4) saranno chiamati a rispondere di una sanzione pecuniaria da 100 a 300 quote. Siccome, secondo la legge attuale, ogni quota può valere da un minimo di 258 euro a un massimo di oltre 1.500, la sanzione apicale che gli editori saranno chiamati a pagare sarà di oltre 450 mila euro. Per di più, nella proposta di modifica, si prevede anche che gli editori paghino, per le intercettazioni non pubblicabili fino alla fine delle indagini preliminari, una sanzione pecuniaria che va da 100 a 250 quote. Nella bozza dell'emendamento anticipata ieri, si prevedeva invece il pagamento, in questo caso, da 100 a 150 quote.



Ritirata norma pedofili. «La maggioranza ha deciso di ritirare i due emendamenti sulla norma transitoria e sui pedofili per ripresentarli eventualmente riformulati in Aula». Lo rendono noto il senatore dell'Idv Luigi Li Gotti e l'on. Alessandra Mussolini: «Il relatore, Roberto Centero ha avvertito che avrebbero ritirato qui dall'esame in Commissione le due proposte di modifica che erano state accantonate la volta precedente. Ci hanno detto che riproporranno i due temi riformulati direttamente nell'Aula del Senato».



D'Alema: istituzioni espropriate. Il ddl sulle intercettazioni «così com'è non va bene». Lo sottolinea Massimo D'Alema. Ai cronisti che gli chiedono del fatto che all'ufficio di presidenza del Pdl sarebbe stato blindato il testo del ddl così come uscirà dal Senato, D'Alema replica: «intanto vediamo se è quello deciso a Palazzo Grazioli che, come è noto non è un ramo del Parlamento», ma poi «dobbiamo aspettare che il testo arrivi in commissione Giustizia» altrimenti «sarebbe un caso di esproprio delle istituzioni». «In ogni caso - prosegue D'Alema replicando a chi gli chiede se il Pd lo voterà o meno al Senato - se il testo è quello noto fino a ieri, contiene ancora norme non rassicuranti per la sicurezza dei cittadini». E citando la possibilità di proseguire le intercettazioni oltre i 75 giorni previsti dal testo ma solo con una richiesta di 48 ore in 48 ore, D'Alema parla di una «norma ostruzionistica per le indagini».



Idv: un'altra presa in giro. «Ho abbandonato la riunione della commissione perché è una buffonata, una mancanza di rispetto nei confronti di noi senatori. Siamo stati chiamati a votare degli emendamenti che il relatore aveva già modificato presentandoli in Aula». Lo ha detto il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Giustizia, uscendo dalla riunione in corso a Palazzo Madama. «Si sta facendo un gioco delle tre carte indegno del Senato - ha aggiunto - e io non mi presto a questo gioco illiberale. C'è un assoluto disprezzo del regolamento da parte di una maggioranza che continua con la violazione delle regole a manifestare il suo volto autoritario e antidemocratico».


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