ASCOLI - La vicenda relativa alla denominazione in etichetta Montepulciano che in base al nuovo decreto non potrà più essere citata rappresenta un vero e proprio calice amaro servito al Piceno e alle Marche. Si tratta di un dispositivo addirittura in contrasto con quanto stabilito dal testo unico del vino.
Per questo motivo ieri l’onorevole Augusto Curti del Pd ha depositato un’interrogazione urgente al ministro dell’Agricoltura per sollevare il dubbio di legittimità delle nuove disposizioni e, al contempo, per richiedere che i produttori piceni possano continuare ad utilizzare la denominazione Montepulciano. «Il decreto - spiega Curti - non va nella direzione di chi pretenderebbe di introdurre un principio di tutela assoluto per i vitigni-denominazione, anziché tutelare la trasparenza e la completezza delle informazioni alla clientela.
Rosso Piceno Doc
Purtroppo il comparto interessato rappresenta una platea ampia, anche geograficamente, costituita dai produttori di “Rosso Piceno DOC”, “Rosso Piceno DOC Superiore” e “Offida Rosso DOCG”.
Cordisco
Ma cosa è il Cordisco? Accanto al suo sinonimo Montepulciano, è stato reintrodotto nel registro nazionale della vite grazie al decreto di Lollobrigida del 26 ottobre 2023. Ora ritorna quindi a poter essere utilizzato nella designazione di vini a base Montepulciano, come già accade per il calabrese e il suo sinonimo nero d’avola. Questo vocabolo era scomparso nella trascrizione dal registro cartaceo a quello informatizzato alla fine degli anni ’80.
L’utilizzo di questo sinonimo permetterà alle altre regioni italiane di indicare correttamente i vini ottenuti da quest’uva secondo quella che è la normativa in fase di adozione. Il ministero ha accolto la rivendicazione da parte del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo di poter usare il termine Montepulciano solo per i vini prodotti all’interno della regione Abruzzo.