Il contenzioso con Piceno Consind parte da molto lontano. La società Picena Depur, a seguito di un appalto vinto nel 2002, ha avuto in affidamento la gestione e la manutenzione del servizio di depurazione delle acque civili e industriali nonchè i lavori di costruzione, adeguamento e potenziamento degli impianti di fognatura e depurazione. Nel corso degli anni, però, il Piceno Consind ha accumulato un debito di venti milioni di euro. Già nel 2010, a seguito della situazione debitoria di Piceno Consind, Picena Depur dovette procedere a un sequestro tuttora in essere sulla quasi totalità dei beni di Piceno Consind per 7,5 milioni di euro. Per diversi anni Piceno Consind ha congelato il debito ma almeno ha pagato le fatture della gestione corrente. Purtroppo, però, con la pandemia e conseguente crisi industriale la situazione è precipitata con un ulteriore buco.
Le diffide
A nulla, finora, erano serviti gli inviti verbali e le diffide scritte a provvedere al pagamento degli importi. Il presidente Carducci ha sottolineato alla Provincia che Piceno Consind continuava ad incassare dagli utenti (specie aziende dell’agglomerato industriale) le quote ma venivano utilizzate per tappare altri buchi. «Il Piceno Consind, pure riconoscendo per iscritto il debito adotta ogni tecnica dilatoria anche con il tribunale per impedire o procrastinare la riscossione» tuonò a suo tempo Carducci.
La transazione respinta
Piceno Consind ha proposto in passato un’ipotesi di transazione che Picena Depur ha però respinto perchè ritenuta penalizzante. Con un atto di precetto il 23 dicembre dello scorso anno si intimava a Piceno Consind il pagamento di 8,8 milioni di euro, oltre al costo di registrazione del lodo arbitrale. Il giorno successivo Piceno Consind ha notificato istanza di citazione in giudizio in opposizione agli atti esecutivi. Ora questo pignoramento presso terzi è l’ultimo pronunciamento di una battaglia che si protrae da troppi anni e dove no esistono margini di una mediazione.