Il fratello della vittima di Osimo: «Ilaria, nessun perdono per il killer. Ergastolo per Tarik. Fateci rivedere le nipotine»

Il fratello della vittima di Osimo, un anno dopo: «Ilaria, nessun perdono per il killer. Ergastolo per Tarik. Fateci rivedere le nipotine»
Il fratello della vittima di Osimo, un anno dopo: «Ilaria, nessun perdono per il killer. Ergastolo per Tarik. Fateci rivedere le nipotine»
di Giacomo Quattrini
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 07:33

OSIMO Un anno da quell’atroce morte. Era l’11 ottobre del 2022 quando Ilaria Maiorano, 41 anni, venne trovata massacrata sul proprio letto nel casolare vicino Padiglione di Osimo. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: è stato un femminicidio per mano del marito, il marocchino Tarik El Ghaddassi, 42 anni, appena rinviato a giudizio. Perché, davanti alle figliolette, avrebbe ucciso a bastonate la povera Ilaria. Il processo si aprirà il 19 dicembre. Rischia l’ergastolo.

Ed è questo ciò che ha chiesto il fratello di Ilaria, Daniele Maiorano.

Che ieri, in una lunga lettera scritta a mano, è tornato a far sentire la propria voce: «Non meritavi questa fine. Chi sapeva della tua situazione doveva proteggerti e avvertirci. Da un anno non possiamo vedere le nostre due nipotine». Questi i tre concetti salienti racchiusi nella lettera con la quale Daniele ha voluto ricordare la sorella nel primo anniversario della sua morte. Scrive dei rapporti complicati con Ilaria nell’ultimo periodo, prima del drammatico epilogo: «Venivi una volta a settimana a trovarci per un’ora con le bambine, non dipendeva da te, ma almeno ci vedevamo. Ora non possiamo più e questo ci addolora. Non meritavi di fare questa fine, massacrata di botte da tuo marito. Io e mamma non lo perdoneremo mai, deve avere il massimo della pena». Daniele chiama in causa chi, dai servizi sociali, conoscevano almeno in parte la situazione complicata di Ilaria, che si affidava ad esempio ad alcune associazioni per comprare i vestiti, considerando le difficoltà economiche della sua famiglia: «Non ci raccontavi nulla per non farci preoccupare, a casa tua non potevamo venire, neanche alle feste di compleanno delle bambine, potevamo solo darti i regali. Ma chi sapeva, doveva intervenire e mettervi in salvo, avvertendo anche noi. Ora vogliamo giustizia e sapere la verità».

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