Massacrò sotto casa la ex ergastolo per Padovani: «Quel giorno non ero io. Decisione giusta se pensate che sono normale»

Condannato il calciatore-stalker di Senigallia per l'omicidio a Bologna di Alessandra Matteuzzi. Il pianto della sorella della vittima

Massacrò sotto casa la ex ergastolo per Padovani
Massacrò sotto casa la ex ergastolo per Padovani
di Federica Serfilippi
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Martedì 13 Febbraio 2024, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 17:12
SENIGALLIA La procura aveva chiesto il massimo della pena. E la Corte d’Assise di Bologna non ha fatto sconti: ergastolo a Giovanni Padovani, il calciatore di Senigallia accusato di aver massacrato l’ex compagna, la 56enne Alessandra Matteuzzi, il 23 agosto del 2022. Il delitto, sotto casa della donna, a Bologna: era stata presa a pugni, calci e colpita prima con un martello, poi con una panchina di ferro. La sentenza è stata emessa nel primo pomeriggio di ieri dopo poco più di due ore di camera di consiglio. Riconosciute tutte le aggravanti contestate dalla procura: stalking, vincolo del legame affettivo, futili motivi e premeditazione.  


La reazione


Alla lettura del verdetto era presente il 28enne, dal giorno del delitto recluso in carcere. È rimasto impassibile alla parola “ergastolo”. Ha rilasciato dichiarazioni spontanee alla Corte prima della camera di consiglio. «Ci sono due famiglie distrutte a causa del sottoscritto, per un gesto gravissimo e imperdonabile - ha detto l’imputato - se voi pensate che quello che è successo, un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia una cosa normale, c'è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forte. Se voi davvero pensate che sia normale allora pretendo l'ergastolo, voglio stare ogni giorno, ora, minuto in carcere. Abbiamo perso tutti, non ci sono né vincitori né perdenti».

 
La perizia


I giudici avevano disposto nei confronti del calciatore (dilettante) con la brama da modello una perizia psichiatrica. Il risultato: nessun vizio di mente al momento dei fatti. Anche se da un anno Padovani si trova recluso nella sezione psichiatrica del carcere di Reggio Emilia. «Se ero completamente lucido e capace merito l'ergastolo. Ma se voi valuterete che c'è qualcosa di anormale, di anomalo, nelle condotte, allora no» ha ancora detto l’imputato, riferendosi ai giudici. La chiosa: «La reale verità la so, non stavo bene, perché una persona che sta bene non ammazza un altro essere umano. Sono in un incubo, mi dispiace, questo è un fardello più grosso del carcere. Quando perdi la capacità di vedere le cose con lucidità commetti l'irreparabile. Oggi non vince nessuno». 


Il movente


Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, Padovani - che è reo confesso - aveva agito spinto «da un irrefrenabile delirio di gelosia» aveva scritto il gip nell’ordinanza per disporre nei confronti del calciatore la misura cautelare del carcere dopo l’arresto per mano della polizia. Lui non poteva lasciar correre che quella relazione fosse ormai finita e che l’ex compagna volesse guardare avanti. Padovani «considera la Matteuzzi come una sua proprietà, una sua appartenenza, la sottopone a vincoli. Nel loro rapporto non c'è nulla che abbia a che fare con l'amore o con altri sentimenti positivi» le parole della pm Lucia Russo nel corso della requisitoria.

La rottura del rapporto aveva trasformato Padovani in uno stalker, tanto da entrare nella vita dell’ex con delle app spia installate nel cellulare. La 56enne, per cercare di proteggersi, aveva sporto denuncia il 29 luglio 2022, facendo poi tre integrazioni nelle prime due settimane di agosto. Nei confronti del calciatore non erano state disposte misure cautelari. Stando alla ricostruzione della procura, il giorno del delitto lui era partito da Senigallia con l’intenzione di ucciderla. L’aveva aspettata sotto casa, in via dell’Arcoveggio, per massacrarla, tra i colpi inferti a mani nude, con il martello e una panchina di ferro. 

Il pianto liberatorio della sorella: «Io ora come faccio?»

Quando ha sentito la parola “ergastolo” è esplosa in un pianto liberatorio. «Alessandra non c'è più, mia sorella non c'è più: io ora come faccio?» le parole soffocate dalle lacrime prima di lasciare l’aula per un piccolo malore. Troppo forte la tensione per lei, Stefania Matteuzzi, sorella di Alessandra, parte civile al processo contro Giovanni Padovani. «È stata fatta giustizia - ha detto dopo essersi ripresa dal leggero malore - ho aspettato tanto questo momento e finalmente è arrivato. Il dolore che provo, che proviamo, non viene meno ma almeno ora il mio cuore è più leggero». Il pensiero commosso alla sorella che non c’è più. «Sandra sarà contenta di questa sentenza e spero che la decisione presa dalla Corte d’Assise di Bologna possa aiutare a convincere altre donne a credere e ad affidarsi alla giustizia, come ho fatto io». Stefania e la mamma sono state assiste dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini: «Siamo soddisfati - hanno detto commentando il verdetto - perché sono state riconosciute tutte le aggravanti contestate a Padovani e per tali aggravanti la pena necessaria è l’ergastolo. Speriamo che questa sentenza contribuisca a rendere chiaro quale è la risposta della giustizia di fronte a delitti così efferati». La Corte ha stabilito provvisionali immediatamente esecutive da 100mila euro per la sorella di Alessandra e per la madre. Diecimila euro invece per i due nipoti di Alessandra e 5mila euro per le altre parti civili. Il risarcimento vero e proprio sarà stabilito in sede civile. In aula, ieri, c’era anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, parte civile in rappresentanza della comunità. Il primo cittadino aveva anche partecipato alla fiaccolata organizzata subito dopo l’omicidio per rendere omaggio all’agente di commercio uccisa dall’ex. Lepore ha abbracciato Stefania quando è stato letto il dispositivo della sentenza. «Giustizia è fatta per Alessandra Matteuzzi e per tutte le donne che vivono a Bologna: sappiano che il Comune è al loro fianco. È un giorno di grande tristezza ma anche di certezza della pena che è importante in un Paese che volta continuamente le spalle alle donne e alle loro vite» ha detto il sindaco. 

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