Pamela, la mamma posta le foto choc dello scempio: «Confermare l’ergastolo per Oseghale»

La Cassazione il 23 gennaio si pronuncerà sul ricorso dei legali del nigeriano. Organizzato un sit-in a Roma

Pamela, la mamma posta le foto choc dello scempio: «Confermare l’ergastolo per Oseghale»
Pamela, la mamma posta le foto choc dello scempio: «Confermare l’ergastolo per Oseghale»
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 15:28

MACERATA «Mi aspetto che il 23 gennaio venga confermato l'ergastolo, ma poi la battaglia va avanti fino alla riapertura delle indagini perché ci sono altri mostri fuori che possono fare ciò che hanno fatto a mia figlia». Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana allontanatasi Pars di Corridonia e i resti della quale furono ritrovati in due trolley nel gennaio di sei anni fa a Pollenza, aspetta l'udienza di martedì davanti alla Corte di Cassazione dalla quale dipenderà la conferma o meno dell'ergastolo per Innocent Oseghale, già condannato in via definitiva per aver ucciso e fatto a pezzi la ragazza.

L’aggravante

La Suprema Corte si pronuncerà sulla sola aggravante della violenza sessuale, sulla quale si è svolto un appello bis a Perugia.

L'attesa «è pesante», sottolinea la mamma di Pamela che sul suo profilo Facebook ieri ha postato le foto choc dei resti della figlia, che raccontano il macabro scempio sul corpo della ragazza, che fu depezzata, decapitata, asportata degli organi e alcune parti lavate con la candeggina. «Giustizia», scrive la mamma di Pamela ricordando l'udienza del 23 quando è stato anche organizzato un sit-in alle 9.30 a piazza Cavour a Roma in attesa della sentenza. Le immagini scioccanti dei resti di Pamela e dell'autopsia furono mostrate in aula, al processo di primo grado di Macerata, in un'udienza che si svolse a porte chiuse. Già in passato la famiglia aveva deciso di mostrare a tutti l'orrore sul corpo di Pamela per fare capire a tutti che «quanto le è stato fatto è un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi 50 anni».

La stessa Alessandra Verni, al processo dell'appello bis di Perugia sull'aggravante della violenza sessuale, indossò una maglietta con le immagini del modo in cui la 18enne era stata ridotta per poi spiegare: «Come si fa a mettere in discussione la violenza sessuale, in un contesto demoniaco nel quale mia figlia è stata uccisa con due coltellate, disarticolata, depezzata chirurgicamente in più di venticinque parti, scuoiata, scarnificata, decapitata, esanguata, asportata di tutti i suoi organi interni ed esterni (la pelle), amputata dei seni e dell'apparato genitale, lavato, quest'ultimo, con la candeggina, fin dentro la cervice uterina?».

«Fosse per me gli darei l'ergastolo a vita per tutto: per l'omicidio, per la violenza sessuale, per il vilipendio, per il depezzamento, per la distruzione, per la crudeltà - ha detto ieri la mamma di Pamela all’Adnkronos - Ma si sa, in Italia l'ergastolo in Italia non è a vita e, dopo dieci anni, ottieni permessi premi, poi la semilibertà.....non c'è rispetto per la vita delle vittime».

Anche se a livello giudiziario non è stato provato, la famiglia di Pamela è inoltre convinta che il nigeriano condannato non ha fatto tutto da solo, che ha avuto dei complici e che la verità su quel 30 gennaio 2018 è ancora lontana.

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