Nepal, l'Eden del trekking
è diventato la tomba di Gigliola

Nepal, l'Eden del trekking è diventato la tomba di Gigliola
di Emanuele Coppari
3 Minuti di Lettura
Martedì 28 Aprile 2015, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 10:54
ANCONA - Un sospiro di sollievo, e una fitta di dolore al cuore che toglie il fiato.





Giuseppe Pino Antonini è scampato all’Apocalisse, Gigliola Mancinelli non ce l’ha fatta. Giuseppe, 53 anni, escursionista da quando era appena adolescente, è sopravvissuto al terremoto che ha scatenato il finimondo in Nepal. Gigliola, 50 anni, medico rianimatore di professione e speleologa per passione, è morta.







L'Eden del trekking è diventato la sua tomba. Non ha avuto scampo la dottoressa del Lancisi, travolta dall’inferno di sassi e fango sceso dalla montagna squassata da scosse terrificanti. Lei che ci teneva così tanto a partire, ha cambiato turno al lavoro pur di partecipare alla spedizione. L’ultima.



Con quella del medico anconetano salgono a quattro, al momento, le vittime italiane segnalate in Nepal sconvolto dal sisma devastante. Tre sono trentini: Renzo Benedetti, Marco Pojer e Oskar Piazza. Quest'ultimo era nel drappello di quattro speleologi che erano dati per dispersi nei pressi del villaggio di Langtang, cancellato dal cataclisma, di cui facevano parte Gigliola e Pino. Con Antonini del gruppo si è salvato anche il genovese Giovanni Pizzorni.



Il contatto che ha dato una svolta double face al destino degli anconetani nell’inferno del Nepal è arrivato nel primo pomeriggio. Giuseppe Antonini è riuscito a mettersi in contatto con la famiglia. “Una telefonata brevissima”, hanno fatto sapere i familiari a causa delle interferenze e soprattutto per il fatto che le batterie del cellulare “erano quasi scariche”.



“Pino sta bene - ha raccontato il fratello Roberto -. Ci ha detto che erano nel villaggio di Langtang. Le case hanno resistito al terremoto, ma poi sono state inghiottite dalla valanga di neve, sassi e ghiaccio staccatasi dalla montagna. Loro sono rimasti intrappolati sotto. Non so come abbia fatto, ma Pino è riuscito a risalire a uscire”.



I quattro erano ospiti di una famiglia in un lodge, dove li ha sorpresi la slavina killer che ha ucciso Gigliola e Oskar. Dopo la scossa fortissima è venuto giù mezzo monte, la dottoressa è stata travolta ed è morta sul colpo. Il corpo senza vita è stato ritrovato ieri mattina.



Giuseppe Antonini sta bene nonostante qualche contusione, il ligure Giovanni Pizzorni ha riportato fratture. Sono entrambi in un albergo di Kathmandu in attesa di tornare. Dal Trentino oggi partirà il Corpo del soccorso alpino per portarsi nel villaggio fantasma e recuperare cadaveri e sopravvissuti.



Ieri Pino ha avvertito la Farnesina, per informare del decesso della compagna di viaggio e ha fatto rimbalzare in Italia l’eco del dramma. L’Unità di crisi ha poi contattato l’ex compagno di Gigliola, Mario Borchiani, anche lui medico anestesista.



I quattro speleologi avevano raggiunto il Paradiso degli escursionisti per fare torrentismo nelle suggestive gole a cinquemila metri, nel cuore dell’Himalaya. Erano là per aprire una forra, una nuova via per amanti di trekking. Era esperta la squadra, doveva attrezzare i canali con la corda per renderli percorribili.



Abili e coraggiosi, determinati e cauti, capaci di misurare i rischi, gli speleologi avevano rimandato la scalata perché il tempo era brutto. Ma la fine del mondo era dietro l’angolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA