Falconara, palpeggiata e presa a testate nel bar: «Grondavo sangue, è stato uno choc»

Falconara, palpeggiata e presa a testate nel bar: «Grondavo sangue, è stato uno choc»
Falconara, palpeggiata e presa a testate nel bar: «Grondavo sangue, è stato uno choc»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 3 Novembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 10:06

FALCONARA Palpeggiata più volte nel corso della serata e poi aggredita con una testata sul volto, così forte da romperle il naso. Sono le contestazioni rivolte dalla procura a un tunisino di 60 anni, residente a Falconara, finito a processo per violenza sessuale, lesioni personali e violenza privata. Il dibattimento è entrato nel vivo ieri mattina, con l’audizione dei testimoni. La prima a parlare di quanto accaduto la notte tra il 17 e il 18 febbraio del 2018 in un bar di Palombina è stata la vittima, un’anconetana di 48 anni. È dalla sua denuncia, sporta ai carabinieri della locale Tenenza, che si è arrivati a incardinare il processo contro il tunisino. 


Il racconto

La donna ha ricordato di aver raggiunto quel bar per passare una serata con le amiche e la sorella.

Era il periodo di Carnevale. «Il locale - ha detto - si era trasformato in una piccola discoteca, c’erano diverse persone e io conoscevo l’imputato solo di vista, con un soprannome». Durante la movimentata serata, il tunisino avrebbe tentato l’approccio più volte con la 48enne. A un certo punto, i due erano rimasti soli all’interno del locale, ormai chiuso. Il titolare era intento a dare una sistemata. Il tunisino è accusato di aver toccato alla donna il fondoschiena. Un gesto non apprezzato dalla 48enne, che aveva reagito dando un «buffetto» sulla guancia all’imputato «per dirgli di farla finita con quell’atteggiamento». 

L’aggressione

Dopodiché, la situazione sarebbe sfociata in quella che la pubblica accusa ha dipinto come un’aggressione. Stando a quanto ricostruito, il 60enne avrebbe prima detto: «Tu hai fatto quello che nessuna aveva osato fare prima d’ora», probabilmente rivolgendosi allo schiaffo, poi aveva sferrato una testata alla donna. «In un primo momento ho pensato fosse un cazzotto, ho iniziato a grondare sangue. Avevo il naso aperto in due» ha raccontato la vittima, che è parte civile con l’avvocato Nicoletta Pelinga. «Sono corsa fuori, nel piazzale dove avevo la macchina, ma lui mi ci si è piazzato davanti». Di qui, l’accusa di violenza privata. Alla fine, la 48enne aveva fatto retromarcia e raggiunto la caserma dei carabinieri. «Ero sotto choc» ha detto in aula. Il tunisino, difeso dall’avvocato Fabrizio Belfiore, respinge ogni accusa. La testata? Sarebbe stato un gesto involontario, dettato da una torsione del corpo. Non avrebbe colpito la donna in maniera volontaria. Sentenza il 28 marzo.

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