ANCONA - Ora che i conti di Conerobus registrano disavanzi milionari, gli anconetani staranno facendo la loro parte per evitare il tracollo finanziario? Tradotto: il biglietto dei mezzi lo pagano? La risposta breve è che no, non lo fanno. Non tutti, almeno. Ieri abbiamo trascorso due ore a bordo degli autobus di Ancona, prendendo in esame quattro linee e percorrendo oltre venti chilometri tra centro e periferia. L’esito? Meno di dieci biglietti obliterati su un centinaio di passeggeri incontrati.
Il viaggio comincia da Piazza Ugo Bassi, il vero centro nevralgico del trasporto pubblico di Ancona.
Il racconto
Avviciniamo quindi un autista che in quel momento è fermo e gli chiediamo di raccontarci la sua esperienza. «La maggior parte non oblitera. Salgono su e basta», racconta dal posto guida. C’è chi lo fa con costanza, per più giorni consecutivi: entra, si siede e poi scende. Magari due fermate dopo, magari al termine del percorso. Intanto è trascorsa mezz’ora ed alle 11,42 saliamo a bordo dell’1/4 diretto a Piazza IV Novembre, sotto il Monumento. Con noi entrano altri utenti ma dall’obliteratrice siamo gli unici a passare. Succede lo stesso poco dopo, quando ci fermiamo prima davanti la Stazione e poi al palazzo delle Ferrovie. Neppure la presenza di un’auto della polizia sembra fungere da deterrente. Nel mentre, scambiamo quattro chiacchiere con l’autista. Ci conferma che «molti salgono a scrocco, di biglietti se ne vedono pochi». «Non paga nessuno» ci dice un altro conducente. In tasca abbiamo un biglietto regolarmente obliterato qualche minuto prima e continuiamo il nostro viaggio a bordo del bus della linea 3, diretta a Piazza Ugo Bassi. Saliamo dalla porta anteriore, quella accanto al conducente, e ci andiamo a sedere. Non facciamo nulla: entriamo e ci sediamo. E nessuno dice niente. Quel biglietto in tasca avremmo potuto anche non averlo e non avrebbe fatto nessuna differenza. Giunti in Piazza Ugo Bassi, scendiamo e attendiamo il 44 per dirigerci verso la periferia.
«Gli unici ad obliterare siamo noi»
Il primo biglietto è scaduto. Montiamo sulla vettura e ne obliteriamo un altro ma, ancora una volta, di tutti i passeggeri saliti, siamo gli unici a farlo. Poco prima della partenza, un altro bus affianca la pensilina. Si vede un cartello che impone ai viaggiatori di esibire al conducente il biglietto o l’abbonamento al momento della salita, davanti alle porte. Impossibile non vederlo, nessuno mostra o chiede nulla. Percorriamo i 6 chilometri che ci portano al Q2, in via Flavia. Scendiamo e dopo poco prendiamo una vettura che fa il tragitto opposto verso il Piano. Totale: 10 chilometri. Tra andata e ritorno incrociamo una ventina di utenti. Biglietti obliterati? Nemmeno uno. Verifiche zero. «I controllori? Sono pochi, ce ne vorrebbero di più» commenta un conducente. «Pochi controlli rispetto al numero delle linee. Non riescono a gestire la situazione» fa un altro. «Oggi non li ho visti per niente, noi conducenti possiamo fare poco» dice un terzo. Sono le 2 del pomeriggio ed il nostro viaggio è finito senza che nessuno ci chiedessealcunché: girare sul bus per Ancona a costo zero? Si può.