Faber, la versione di Dragogna. "Quello che ho capito di De André” all’Annunziata di Pesaro

Faber, la versione di Dragogna. “Quello che ho capito di De André” all’Annunziata di Pesaro
Faber, la versione di Dragogna. “Quello che ho capito di De André” all’Annunziata di Pesaro
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 13 Gennaio 2023, 03:45

Un successo annunciato quello dello spettacolo con cui Federico Dragogna, autore e chitarrista de I Ministri, racconta a suo modo, alla Chiesa dell’Annunziata, la figura di Fabrizio De André, uno dei più grandi artisti del dopoguerra. In programma solo sabato 14 gennaio, alle 21, “Quello che ho capito di De André” sarà replicato anche domenica 15 gennaio alle 17. Dragogna ha un suo modo di raccontare Faber: «Non è un tributo a De André, né una lezione o una commemorazione – spiega il musicista -, è davvero, semplicemente, quello che ho capito di lui e delle sue canzoni. È stata proprio la mia diffidenza verso i maestri o in generale verso quello che viene consegnato come verità già pronta, la cosa che mi ha sempre avvicinato a De André. Il punto di vista è quello di una biografia parziale e il titolo lo dichiara subito. Tutto è nato in maniera molto indipendente, per un festival teatrale, ma la curiosità nasce perché intercetta il fatto che molte persone si siano viste De André come un “pacco” da accettare senza discutere. E credo interessi ascoltare qualcuno che dia la sua versione, soprattutto se documentata e approfondita, che poi c’entra anche con la mia vita». 


La scelta delle parole


Fin da ragazzo, infatti, Dragogna aveva scelto le sue parole perché gli sembravano le più coraggiose e le più pericolose, «ma ora che le ritrovo ovunque mi sono chiesto se è il nostro Paese che ha finalmente trovato il coraggio o se sono ancora bombe a cui qualcuno ha fatto un giardino intorno, così che da fuori, anno dopo anno, si finisca per vedere solo il giardino.

Uno dei grandi talenti che ha questo Paese è quello di riuscire, in qualche modo, a disinnescare il passato in maniera molto curiosa. De André, riconosciuto come il grande maestro della canzone italiana, in realtà è portatore di tutta una serie di argomenti e immaginari che se oggi fosse tra noi sarebbero attaccati da destra e sinistra. Al tempo era fuori da entrambi, ma oggi è insegnato a scuola».

Un mondo unico

All’interno della sua opera c’è un mondo unico, «che mi ha accompagnato per tutta la vita non tanto come esempio ma come visione. Trovo che ci sia ancora una gran potenza nelle sue parole, sono esplosive. E sono, paradossalmente, parole molto più vicine a Gesù che ad altri, questa è la parte esplosiva, da cristiano rivoluzionario, come lui stesso si definiva». Quindi De André ha influito anche nella musica di Dragogna e dei Ministri: «Esistono grandi nomi e grandi penne che a volte sono solo espressione del loro tempo e rimangono lì. Ma De André ha agito e composto per 20 anni e prima ancora di essere una gran penna, era bravo a creare squadre di grandi musicisti, arrangiatori e compositori, una cosa molto all’avanguardia per l’epoca, anche per quello che riguarda il “controllo” totale della sua opera, dalla copertina del disco all’ultimo violino». Uno spettacolo che non mancherà di stupire tutti gli appassionati di Faber: «per definirlo con una parola attuale, direi un podcast, con un racconto, contributi video, tra cui Paolo Villaggio che parla del suo primo concerto, avvenuto 7 anni dopo il suo esordio, dato che aveva tanta paura del palco. Insomma un racconto intimo, con il dovuto rispetto».

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