Ama, scandalo a Roma: i netturbini usano i camion per i traslochi

Ama, scadalo: i netturbini usano i camion per i traslochi
Ama, scadalo: i netturbini usano i camion per i traslochi
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 7 Novembre 2020, 22:25 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 09:57

C’è un’Ama che si occupa di traslochi, ma è una società privata e ha sede nel Cagliaritano, molto lontano da Roma. L’omonima - e ben più conosciuta - partecipata del Campidoglio, pubblica al 100%, col lavoro di svuota-cantine non dovrebbe avere nulla a che fare. Invece un gruppo di netturbini, anziché dedicarsi alla raccolta del pattume che del resto abbonda, dentro e perfino fuori dai cassonetti, ha pensato bene di sfruttare i turni di lavoro, stipendiati dai contribuenti romani, per mettersi al servizio di ditte private di traslochi. Con i camion aziendali, naturalmente. La società guidata dall’au Stefano Zagihs si è accorta del raggiro e ha subito fatto partire le contestazioni disciplinari. Da inizio anno a oggi, 7 dipendenti sono stati sospesi per 10 giorni (la pena massima prima del licenziamento), altri 2 invece sono stati messi alla porta.

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SCAMBIO IN PIAZZA
L’ultimo procedimento è stato avviato pochi giorni fa.

A mettere gli investigatori della municipalizzata sulla pista giusta è stata la mail spedita da una privata cittadina, una signora di Ostia che, affacciata dal balcone di casa, ha notato una manovra sospetta: un paio di netturbini aiutavano alcuni operai a scaricare mobili dal furgone di una ditta di traslochi e stipavano il tutto a bordo di un mezzo dell’Ama. Al centro della piazza, in pieno giorno, con le divise aziendali e il logo della partecipata sul camion bene in vista. La donna ha avuto la prontezza d’immortalare la scena col cellulare, riuscendo ad inquadrare anche il numero di targa. E così il messaggio è arrivato agli 007 dell’Ama, che a quel punto hanno potuto ricostruire la truffa. A metà ottobre ai due netturbini è arrivata la lettera che apre formalmente la contestazione disciplinare, il primo passo per arrivare alla sospensione dal servizio e dalla paga. 


AZIONI DISCIPLINARI
Altri 5 dipendenti sono stati sospesi. E due licenziati. Ma la sensazione, per chi indaga, è che di episodi così ne avvengano molti di più, anche se in tanti casi non è possibile tracciare e documentare la frode. Stiamo parlando di un colosso pubblico di 7.439 dipendenti, centinaia di mezzi che ogni giorno entrano ed escono dalle rimesse, altri ancora vengono parcheggiati in strada a fine turno. I casi sin qui scoperti, grazie al lavoro della Direzione Risorse Umane, guidata da un ex carabiniere, il manager Marcello Bronzetti, hanno mostrato la spavalderia e il senso d’impunità dei netturbini finiti sotto inchiesta: in alcuni casi, per smaltire i mobili, hanno sfruttato i centri di raccolta aziendali, creando quindi una corsia preferenziale, a pagamento, a discapito dei normali cittadini in coda, quelli che magari devono aspettare settimane per farsi ritirare il frigo a casa.

In altri casi, come per i due netturbini licenziati, gli scarti, perlopiù calcinacci, classificabili quindi come rifiuti speciali, venivano abbandonati en plein air, sui terreni ai margini di qualche strada. Anche per questo l’azienda ha optato per la pena massima, il licenziamento. Del resto oltre al mancato rispetto del contratto di lavoro, si entrava nel penale, col reato di danno ambientale. La lotta agli sprechi e alle furberie in Ama è una delle mission che si è dato l’amministratore unico Zaghis, in carica da un anno. A settembre venti dipendenti sono finiti sotto inchiesta interna perché sfruttavano le carte carburante dell’azienda come bancomat; in estate sono stati licenziati 14 addetti dei cimiteri, coinvolti nello scandalo delle finte cremazioni e accusati di corruzione e vilipendio di cadavere. «Mele marce», dicono in azienda, a fronte di migliaia di lavoratori perbene. Certo è che serve pulizia, non solo nelle strade.
 

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