PESARO - Disabile portata via di casa a forza sulla lettiga di un’ambulanza dopo una strenua resistenza per non abbandonare la sua dimora. Monica Caroni, 59 anni finisce sistemata in albergo: è in buone condizioni, stress fisico e psicologico a parte. Lo sgombero del suo appartamento in via Giansanti è una questione da polizia e vigili del fuoco. Dietro la porta si è barricata in quella che era casa sua, ora venduta all’asta, la professionista e con una disabilità certificata e insieme al suo avvocato, il legale Maurizio Ballarini del foro di Macerata, giunto in soccorso già dalle prime ore del mattino, non vuole muoversi. Non sono neanche le 10 quando alla Pec dell’avvocato Ballarini giunge una disposizione del giudice esecutore che autorizza l’uso della forza pubblica per entrare in casa della donna e liberare l’appartamento per renderlo disponibile al nuovo proprietario.
La trattativa
Non si fa attendere: un gruppo di poliziotti in divisa accompagnati da dirigenti in borghese insieme al capo di gabinetto della questura Simone Pineschi e alla custode dell’immobile raggiungono il teatro delle operazioni. A fare il primo passo è l’avvocato della donna che esce a parlare con gli agenti cercando di fare valere ragioni di diritto. Ma sembra non ci siano altre strade. Il legale ritorna a difendere il fortino. Arriva una prima ambulanza che si accerta delle condizioni fisiche della donna. Non sta benissimo, ma firma per non essere trasportata e l’ambulanza riprende la strada. Inizia la procedura di sgombero: le viene richiesto di aprire e una volta ricevuto il diniego, gli agenti chiamano un fabbro per abbattere la porta: inizia a lavorare poi si blocca, aspetta una prolunga. Le operazioni si allungano, dall’interno i due asserragliati sentono il rumore della sega circolare che sta tagliando in due la porta di casa. Poi ancora attesa. Verso le 12.30 arrivano anche i vigili del fuoco che riescono entrare forzando una finestra dal retro.
L’ostinazione
La vicenda sembra arrivata al capolinea, ma la donna non vuole uscire, discutono civilmente, lei si stende sul letto e insiste nel volere rimanere in casa. Arriva una nuova ambulanza, gli operatori sanitari si accertano delle sue condizioni di salute. La pressione del sangue è alta, ma lei firma ancora il rifiuto di trasporto. L’ambulanza va via di nuovo. Sono circa le 14, gli agenti sono all’interno ma nessuno vuole usare la forza. Dopo quattro ore, una porta d’ingresso segata in due, una finestra divelta e un numero inconsueto di uomini intervenuti a vario titolo, manca il piano B. Una delegazione in borghese si dirige verso il tribunale, gli uomini indivisa rimangono a piantonare l’abitazione.
L’epilogo
L’avvocato prova anche la carta dell’amministrazione comunale, ma sono tutti impegnati altrove. Girano voci che Monica Caroni sia ricca e piena di immobili. Se così fosse, si sarebbe difesa col patrocinio gratuito, che viene concesso solo in presenza di ragioni non manifestamente infondate? Avrebbe perso la casa non pagando il mutuo? Della professione di un tempo che non può più praticare per la malattia e del benessere di allora è rimasta solo un’Audi parcheggiata nello spazio destinato ai disabili. L’epilogo arriva verso le 18 con la terza ambulanza (come le precedenti pagate da pubbliche istituzioni) che raggiunge via Giansanti. L’appartamento deve essere liberato: «Quattro operatori sanitari e quattro agenti – racconta l’avvocato Ballarini che ha assistito all’allontanamento della donna dalla sua abitazione – l’hanno sollevata di peso e ancorata alla barella e quindi caricata sul mezzo di soccorso. Destinazione la stanza di un albergo messa a disposizione dal Comune».