Ris, responso decisivo per Lucky e Awelima

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Mercoledì 21 Febbraio 2018, 05:04
L'INCHIESTA
MACERATA Potrebbero uscire dal carcere Lucky Awelima e Desmond Lucky? Più che una domanda per ora è una possibilità. A spostare l'ago della bilancia da una o dall'altra parte saranno i risultati degli accertamenti eseguiti dai carabinieri del Ris di Roma. Se da questi non dovesse emergere alcuna prova della presenza dei due nigeriani di 27 e 22 anni nella casa di Innocent Oseghale, il giorno dell'omicidio di Pamela Mastropietro, per i due è molto probabile che possano aprirsi le porte del carcere di Montacuto. I loro legali, gli avvocati Giuseppe Lupi e Gianfranco Borgani, hanno tempo fino alla fine della settimana (10 giorni dalla convalida dei due fermi avvenuta il 14 febbraio scorso) per presentare istanza di riesame dell'ordinanza del Gip Giovanni Manzoni e chiedere una misura alternativa meno afflittiva. Ad oggi, infatti, qual è la loro posizione?
La situazione
Senza i risultati dei Ris - nell'appartamento erano state trovate le impronte di diverse persone, ora i militari del Reparto investigazioni scientifiche stanno lavorando per attribuirne la paternità - non ci sarebbero prove della loro presenza all'interno della mansarda di via Spalato. A incastrarli ci sarebbero le celle telefoniche agganciate dai loro telefonini, ma queste dicono solo che erano in quella zona, non nell'appartamento.
Per il Gip contro Lucky Desmond ci sono diversi aspetti: la chiamata in correità di Oseghale (è quest'ultimo a dire che Lucky ha dato l'eroina a Pamela e che era salito con lei nella casa in via Spalato. Il cellulare del 22enne aggancia quella cella dalle 12 alle 16, ma non vuol dire che sia stato nella casa di Oseghale); l'utilizzo della valigia di Lucky per occultare il cadavere (ma ci sarebbe una foto che immortala Oseghale proprio con quel trolley, per cui la valigia potrebbe essere la sua); la sua presenza insieme a Oseghale il 31 gennaio in un negozio per comprare la candeggina per occultare le tracce del delitto (il titolare e la dipendente sentiti il 2 febbraio avrebbero confermato la circostanza, salvo poi dichiarare 10 giorni dopo di non ricordare con precisione e producendo uno scontrino del 29 gennaio quando Pamela non era neppure a Macerata). Lucky in un primo momento avrebbe negato di aver sentito Oseghale il 30 gennaio, salvo poi essere smentito dai tabulati, ma una bugia non ne farebbe un assassino.
L'altra posizione
Per quanto riguarda Lucky Awelima, non avrebbe detto la verità almeno in un paio di circostanze: quando ha affermato di non essere stato a Macerata il 30 gennaio (poi smentito dai tabulati), e quando, fermato alla stazione di Milano, non aveva detto di esserci andato per il compleanno del fratello (dichiarazione fatta invece ai carabinieri dalla moglie). Per la Procura aveva lasciato la sua stanza all'hotel Recina di Montecassiano dopo aver dato parte dei propri abiti ai connazionali e abbandonando la propria documentazione manifestando così la volontà di scappare. Per la difesa, invece, molti abiti li aveva ancora nella stanza e qualcosa aveva dato a un connazionale solo perché quest'ultimo aveva pochi vestiti. Sempre per la difesa, il fatto che si sia allontanato da Macerata dopo più di una settimana dal ritrovamento del cadavere di Pamela dimostrerebbe che non c'era volontà di fuggire, altrimenti lo avrebbe fatto subito. Stranezze e bugie che però non ne farebbero un assassino.
Benedetta Lombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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