IL REPORTAGE
MACERATA Un silenzio irreale era calato ieri mattina sul centro

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Mercoledì 11 Marzo 2020, 05:04
IL REPORTAGE
MACERATA Un silenzio irreale era calato ieri mattina sul centro storico; qualche persona sparuta, per lo più in giro con il cane, nessuna frotta di studenti, nessun trolley si sente cingolare sul pavé. Se non fosse per il sole ancora freddodi marzo, Macerata la si direbbe una città in piena siesta. Nei negozi i commercianti si danno da fare per predisporre quanto prescritto dal decreto anti Coronavirus del governo in fatto di distanze e disinfettanti, visto che i clienti si fanno attendere. Anche l'ufficio postale, solitamente pieno, è quasi deserto, fuori un piccolo capannello in attesa paziente della chiamata: si entra solo se uno degli sportelli è libero e il rispetto delle distanze di sicurezza è tassativo. Non c'è impazienza tra i clienti che sopportano l'aria pungente, e neanche rassegnazione; piuttosto la consapevolezza che la situazione si è fatta dannatamente seria e non c'è altro da fare che obbedire alle prescrizioni.
La difesa
Anche in banca non si entra in più di due. Fuori città, all'Unicredit di Piediripa, un uomo esorcizza il pericolo con un fazzoletto alla bocca, forse un foulard, sollevato e tolto a più riprese senza metodo. Non sa quanto sia efficace, ma dice che lo tranquillizza: una personale coperta di Linus. Alla sede dell'assicurazione UnipolSai, in via Ghino Valenti, si aprono le finestre per far circolare l'aria - magari aiuta dicono le impiegate - e si preferisce restare all'esterno dei loro box. Anche qui le prescrizioni sulla permanenza nei locali tappezzano portoni e pareti.
Nei locali pubblici, invece, a dare conto della nuova situazione è il colpo d'occhio. Ancora in centro storico, per esempio, nel self service Il Ghiottone solo tavoli da due ben distanziati: addio tavolate di colleghi d'ufficio; e poi mascherine per tutti gli addetti, il disinfettante per le mani in bella vista sul tavolo all'ingresso del locale. Le stesse misure sono state prese al Bar Mercurio. «Stiamo vivendo una situazione a cui non eravamo preparati - spiega il proprietario Roberto Andreoli -. Stiamo seguendo la normativa stabilita a livello nazionale, con la speranza che tutto questo venga arginato il prima possibile. Oltre ad indossare i guanti non solo per servire i clienti ma anche per dare il resto, abbiamo distanziato i tavolini e ogni volta che serviamo qualcuno al bancone, lo facciamo distanziando di un metro qualunque cosa venga chiesta, dal semplice caffè al cibo».
Le prescrizioni
Piazza della Libertà non è mai stata così vuota, ne risente anche il Caffè Centrale, meno frequentato del solito, ma l'accoglienza è quella di sempre. Il Mamò in via Garibaldi invece ha deciso di chiudere per un paio di giorni, in modo da sanificare nuovamente tutto il locale. Come lui anche la birreria Beer Bang in via Francesco Crispi ha deciso di fermarsi informando i clienti con un biglietto: «Ci mancherete tantissimo, ma torneremo più carichi di prima! Grazie di tutto ragazzi!. E sì, c'è un po' di tristezza nell'aria, con quei brevi saluti che non si vorrebbero mai dire. Alla birreria Il Pozzo, in via Costa, invece si resiste, ma nella vetrina che normalmente ospita locandine di serate di grande jazz ed eventi campeggiano le prescrizioni del governo e l'avviso di chiusura serale, mentre al bancone non si paga: solo al tavolo per prevenire contatti ravvicinati.
Nelle altre attività che producono alimenti il lavoro è quello di sempre: al forno Valentini in via Garibaldi, la vetrina è ricca di prodotti, con in più il foglio in bella vista a rammentare il mantenimento delle distanze. Proprio come al Forno di Matteo in via Crescimbeni che oltre ad adattarsi alle prescrizioni, ha modificato gli orari in riferimento alla chiusura anticipata delle ore 18.
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