I venditori di sballo hanno tra i 20 e i 35 anni Nessun problema di lingua e punti di ritrovo ben individuati

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Martedì 24 Ottobre 2017, 05:01
IL FENOMENO
MACERATA Extracomunitari, richieste di asilo politico e droga. Il legame tra i tre aspetti non è una costante, ma a Macerata è un sistema quasi periodico. Quasi. Spesso, se si tengono d'occhio le operazioni, a cadenza quasi quotidiana, che polizia e carabinieri compiono. Un territorio, quello del capoluogo, che soprattutto nell'ultimo anno, ha conosciuto una ondata di nuovi spacciatori che si perdono per le strade e nei luoghi più nascosti della città, per portare droga agli acquirenti, sempre gli stessi, sempre informati su chi ha la roba di cui hanno bisogno e chi gestisce lo smercio sul mercato locale.
I nuovi pusher
Sono le stesse cronache, quotidiane, a parlare di un afflusso di gambiani, stranieri che arrivano in Italia come richiedenti asilo ma che, una volta scappati dal loro Paese di origine, e presa coscienza della realtà in cui si trovano, molto spesso (ma non sempre) decidono di guadagnare soldi facili. Soldi che, con poca fatica e tanta resa, consentono loro di vivere con standard più che decorosi. Non è semplice scattare una fotografia dei nuovi pusher, però è possibile registrare una presenza sensibile di giovani provenienti dal Gambia che arrivano in Italia ad un'età che consentirebbe loro di fare molto (tra i 20 e i 35 anni) ma che spesso, dopo la richiesta di asilo, si inabissa al di fuori dello spazio della legge e della legalità.
La specializzazione
Capaci di ritagliarsi una loro fetta di mercato nello spaccio delle droghe leggere, hashish e marijuana, senza però disdegnare anche eroina e cocaina, spesso, da quanto emerso dalle operazioni effettuate dalle forze di polizia, i gambiani si specializzano nella vendita al dettaglio delle droghe. Per strada, ai Giardini Diaz e a un passo da lì, in piazza Garibaldi, così come al parco Fontescodella e in centro storico, lungo le mura cittadine e in piazza Nazario Sauro, vendono spesso sostanze stupefacenti per i nigeriani. Sarebbero questi ultimi a muovere le fila di uno spaccio che ormai, nel capoluogo, non vede più rivali. La lingua non è un problema, la maggior parte di questi extracomunitari arriva in Italia con una conoscenza sufficiente di lingua inglese, ma per loro non è un problema imparare quelle poche parole necessarie per farsi capire dagli acquirenti maceratesi. Un grammo, hashish, marijuana, fino ad amico quanta ne vuoi, non è un ostacolo, anzi, diventano le parole in codice che aprono la strada a un benessere che on avrebbero neppure potuto immaginare, se non in tempi ben più lunghi e con una dose di fatica certamente più consistente.
Gli obblighi
Ma non sono tutti uguali gli extracomunitari, ci sono anche i pakistani, i bengalesi che una volta arrivati nel capoluogo non si lasciano lusingare dai guadagni facili, preferendo lavori umili ma legali. Non per i nigeriani. Almeno non per quelli che vedono nella droga la loro porta di accesso a un benessere facile e veloce. Da circa un anno una fetta consistente di nigeriani ha preso possesso dello spaccio in centro, complice l'assenza di una criminalità organizzata autoctona che avrebbe reso l'insinuazione nel mercato locale ben più complessa. Molti, tra nigeriani e gambiani, arrivano facendo richiesta in qualità di rifugiato politico e a quel punto parte un iter certamente complesso, anche quando si tratta di mandar via chi si macchia di reti sul territorio nazionale. Quando arrivano in Italia richiedono lo status di rifugiato e a quel punto vengono assistiti da associazioni che li obbligano a seguire un determinato percorso.
Gli artifici
Devono seguire dei corsi, tra cui quello di lingua italiana, e chi non si attiene viene mandato via. Ma non è un percorso immediato. Se un richiedente asilo compie un reato esce dal programma, l'associazione segnala il caso alla prefettura che può disporre di toglierli dal programma segnalandoli alle commissioni competenti. Le commissioni però non si pronunciano nell'immediato, possono volerci mesi, così come è possibile che l'extracomunitario faccia ricorso al Tar. Ma anche il giudice amministrativo non si pronuncia in tempi stretti. Nel frattempo i richiedenti asilo, hanno tutto il tempo per farsi uccel di bosco. In alcuni casi, sembra che la richiesta di asilo venga fatta - riferisce un rappresentante delle forze dell'ordine che vuole restare anonimo - più per motivi economici che non politici. Tra i casi capitati finora, anche quello di un tunisino, che ha avuto un figlio da un'italiana che ha fatto richiesta di asilo politico dichiarando di essere omosessuale e per questo perseguitato nel proprio Paese di origine.
Benedetta Lombo
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