Finanziate sei pratiche su cento si finirà di ricostruire nel 2049

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Sabato 24 Agosto 2019, 05:04
IL REPORT
MACERATA L'emergenza non è mai finita e con questa tempistica la ricostruzione post sisma si concluderà non prima del 2049. A tre anni dal terremoto che ha messo in ginocchio soprattutto l'alto maceratese la Fondazione Symbola ha presentato un report che, nei numeri che sono stati esposti, fotografa in maniera realistica quanto grave la situazione in cui versa la ricostruzione nei territori devastati dalle scosse sismiche del 24 agosto e del 30 ottobre 2016.
Il quadro
Un quadro emergenziale cui porre al più presto rimedio per evitare che molti di coloro che abitano nei paesi più colpiti dal sisma, soprattutto i più anziani, perdano la speranza di tornare nelle proprie abitazioni. Ad illustrare lo stato dell'arte il segretario generale della Fondazione Symbola, Fabio Renzi, e soprattutto l'estensore del report, basato su dati pubblici cui tutti possono accedere, Franco Capponi. Con i tempi con cui sinora si è mossa la ricostruzione si calcola che per la sola presentazione dei progetti siano necessari 15 anni e la prospettiva di una ricostruzione completa delle aree interne non possa verificarsi prima di 30/35 anni da adesso.
Il sostegno
«Grazie all'appoggio di Symbola ha esordito Franco Capponi- siamo riusciti a ottenere la sanatoria edilizia che riguarda un 70% delle abitazioni devastate dal terremoto ma ci troviamo in presenza di numeri che dicono che la ricostruzione non è mai partita. Basti vedere che si viaggia ad esaminare ogni anno appena il 2,7% delle pratiche presentate da privati, con 300 progetti al mese e che gli edifici a cui sono stati autorizzati interventi e finanziamento sono al momento 2.800 che rappresenta poco più del 6% del totale. E' vero che è stato presentato dalla Regione Marche un progetto di Patto per la Rinascita di questi territori, molto dettagliato, ma di cui si sono perse le tracce. Così come è assordante il silenzio dei parlamentari marchigiani che non hanno avuto la forza, in questo momento di incertezza politica, di porre il tema della ricostruzione nel centro Italia». Un report ricco di numeri a cominciare dalla fotografia dell'attuale situazione emergenziale in atto. Le erogazioni per il Cas ammontano a 203 milioni di euro, l'ospitalità negli alberghi vale 88 milioni di euro, il costo di realizzazione delle Sae è stato di 238 milioni di euro, moduli stalle ed accessori per attività agricole è stato di 30 milioni mentre l'acquisto dell'invenduto immobiliare pesa per 42 milioni di euro.
Le macerie
Tra le altre cose va segnalata la demolizione e trattamento delle macerie per 39 milioni di euro, pronti interventi ed emergenze enti locali per 126 milioni di euro, il personale dell'Usr che pesa 9 milioni (la voce più bassa) ed altri interventi per beni culturali, delocalizzazioni trasporti e servizi sociali che valgono 40 milioni di euro. «Anche dal punto di vista della ricostruzione pubblica siamo indietro prosegue Franco Capponi- perché gli edifici censiti nelle varie ordinanze ammontano attualmente a 1.146 per una spesa prevista di 1.356.500 euro. Ebbene di questi progetti, parliamo di scuole, cimiteri, palazzi comunali, edifici di culto, ne sono stati approvati 223 che rappresenta il 19% del totale per un importo di lavori pari a 122 milioni di euro (9%). Ma il numero degli edifici pubblici cui mettere mano è di 4/5 volte superiore rispetto a questo primo piano di interventi: sono oltre 5mila le strutture pubbliche da recuperare. E voglio ricordare anche alla politica nazionale che, se escludiamo i 15 miliardi messi nella prima fase dal governo Renzi, aggiunti ai 2 milioni arrivati dall'Europa, non c'è traccia di altri stanziamenti destinati a coprire le esigenze di una ricostruzione post sisma che complessivamente vale almeno 50 miliardi di euro». Tra gli altri problemi che non fanno decollare la ricostruzione nel report si punta il dito anche sulla burocrazia e sulla centralizzazione allo Stato di tutta la materia che non facilita lo snellimento delle pratiche. «In altre emergenze del passato, come nel 1997 conclude Capponi- ci fu una delega dallo Stato alle Regioni per semplificare norme e procedimenti. In questo caso invece si sono sovrapposte norme, ordinanze, decreti che ha ingessato tutto l'apparato».
Mauro Giustozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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