«Tanta confusione e turni raddoppiati Ma cresce la voglia di caffè al bancone»

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Venerdì 15 Maggio 2020, 05:04
La confusione era tanta che il presidente della Regione Luca Ceriscioli ha preso carta e penna per fare chiarezza. Si riapre lunedì. Continuate a seguire le regole che vi abbiamo dato. A regolarizzare tutto penserà il governo con un decreto, il senso del discorso rivolto alle attività commerciali. Tra protocolli e controprotocolli, indicazioni e linee guida, gli operatori non sanno più che pesci pigliare. Dopo il caos del caffè da prenotare e i biscottini regalati per far portar via un cappuccino, i baristi sono pronti a rialzare le serrande. «Ho letto i protocolli e devo dire che non sono così drammatici. Mi sto preparando, ma effettivamente non so se potrò riaprire», dice Mariachiara Simonetti di Artasylum, in piazza del Popolo, a Fermo. Prima del Coronavirus, il suo locale apriva alle 18. L'intenzione, adesso, è di anticipare. «Deciderò in base al movimento. Se c'è poca gente in giro spiega non mi conviene e, senza turisti stranieri, sarà più dura. E poi non so come reagiranno i clienti. Ero abituato ad avere con loro un certo tipo di rapporto. Ora, purtroppo, non sarà possibile e questo un po' mi preoccupa». Per la pausa pranzo, Simone Rossi farà i doppi turni. «Per rispettare le distanze, perderemo diversi posti a sedere e dovremo ottimizzare i tempi, cercando di far accomodare più gente possibile», fa sapere il titolare di Caffellatte, in viale Trento, sempre a Fermo.
L'analisi
Per il barista, le regole dei protocolli regionali sono troppe restrittive. «Ci vincolano in modo esagerato dice e ci penalizzano. Noi ci proviamo a ripartire, ma non è che possiamo chiedere ai clienti lo stato di famiglia. È imbarazzante. Dovremmo cercare di farli entrare, non di metterli in difficoltà». Non nasconde la preoccupazione neppure Riccardo Laudi dello Sweet Life Café di Porto Sant'Elpidio. «La situazione è difficile il suo commento , ma dobbiamo assolutamente superarla. Bisogna attenersi il più possibile alle regole per andare avanti». Niente tavolini, nelle prime due settimane, nel locale di via Principe Umberto. La consumazione si farà dietro il divisorio trasparente del bancone o fuori. Per il barista, sarà la voglia di ripartire a dare la carica. «Ogni giorno spiega , sarà un giorno di luce. Sono convinto che i clienti ci daranno una mano, anche se l'ansia, dopo due mesi fermi, c'è eccome». La pensa come san Tommaso, Marco De Carlonis. Finché non vedrà il decreto firmato, il suo locale il The Botanist di Porto San Giorgio non lo riaprirà. «C'è una confusione allucinante dice , ci lasciano annaspare nell'acqua alta fino all'ultimo. Aspettiamo la firma. Se per lunedì non ci sarà, rimanderemo l'apertura». Intanto, nel locale di via Gentili, si ragiona con il metro in mano. Via un tavolo da una parte, un paio di sedie spostate dall'altra.
La strada
«Stiamo facendo le prove per il distanziamento, ma lavorare così sarà poco fattibile. Andremo a perdere parecchi posti, a meno che il Comune non chiuda tutti i giorni la via. So che ci sta lavorando, e non solo su questa, per andare incontro alle nostre difficoltà». Tra le mille incognite della ripartenza, una buona notizia è arrivata l'altra sera. Il governo ha cancellato la Tosap per bar e ristoranti che, riaprendo, non dovranno pagare l'occupazione del suolo pubblico. Una boccata d'ossigeno in un mare ancora in tempesta.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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