Ospedale, i lavori all'inizio ora i sindaci alzano la voce

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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 05:04
IL CANTIERE
FERMO Tempi certi, emodinamica h24, più medici e infermieri al pronto soccorso, presidi territoriali da potenziare. Sul nuovo ospedale, ora, i sindaci del Fermano alzano la voce. E sarà un'accoglienza senza tante cerimonie quella con cui oggi dovrà fare i conti Luca Ceriscioli. Insieme a Fabrizio Cesetti, il presidente della Regione visiterà il cantiere di San Claudio. Dove, a onor del vero, qualcosa finalmente si muove. Ruspe e operai sono al lavoro per costruire la base su cui saranno gettate le fondamenta. Mentre, sull'altro versante, inizia a prendere forma la strada di accesso all'ospedale. Dubbi e scetticismo, però, imperversano.
Si batte cassa
La provincia più brava delle Marche a eseguire le direttive di Ancona, ora batte cassa. Ha riconvertito le strutture periferiche, perdendo servizi importanti e posti letto. Adesso pretende ciò che le è stato promesso per la prima volta sei anni fa. Per i malpensanti, il miraggio dell'ospedale di rete ha le sembianze del vessillo da sventolare in tempi di campagna elettorale. E, se Cesetti non si stanca di ripetere che «non è stato perso neppure un giorno» e che, nell'attesa, sono aumentati i posti letto, il timore è che tra x anni, il Fermano si ritrovi con un guscio vuoto. Nuovo e bello, per carità, ma vuoto. O meglio senza quel quid in più capace di fare la differenza.
Calcinaro
Elemento distintivo della sanità fermana, che tanto ha bisogno di risalire i gradini della scala regionale. Lo sa bene Paolo Calcinaro che vorrebbe parlarne con i trentanove colleghi e con Ceriscioli. Ha chiesto di convocare una Conferenza dei sindaci, ma per adesso risposte non ne sono arrivate. Il menù è succoso e prevede tre portate che il sindaco di Fermo vorrebbe inserite nel Piano sanitario che la Regione sta approntando. Prima: capire «per quali specializzazioni Fermo sarà considerata riferimento nella rete sanitaria delle Marche del Sud». Seconda: avere la certezza di un presidio fisso per l'emodinamica, «con spazi adeguati e personale medico e infermieristico h24», anche cedendo l'Unità operativa complessa e il primariato a Macerata o Ascoli, «perché i campanilismi non servono». Terza: «potenziare il personale di pronto soccorso, visto che, con la chiusura e l'indebolimento degli ospedali di territorio, la situazione è davvero molto difficile».
Loria
I presidi territoriali, appunto. Ora né carne né pesce, eppure indispensabili punti di riferimento per i cittadini. Ne sa qualcosa Porto San Giorgio, dove la riconversione è partita per prima. La cittadina si ritrova con una Rsr (residenza sanitaria riabilitativa) incompleta. Da anni aspetta la piscina che ancora non si vede. Per il sindaco Nicola Loira «un ospedale è di rete nella misura in cui gli altri plessi del territorio riescono a svolgere la loro funzione fondamentale». Ogni presidio, cioè, dovrebbe caratterizzarsi per una specialità, lasciando le acuzie al nuovo ospedale. Il rischio, invece, è che, a taglio del nastro fatto, il territorio resti «la Cenerentola delle Marche». Con un nuovo ospedale che offre gli stessi servizi di quello vecchio. «Facciamo in modo che non siano solo mura. Cerchiamo di riempirlo con quelle specialistiche che ora non ci sono e che costringono i cittadini del Fermano ad andare altrove, riequilibrando il rapporto tra le province», sprona Loira, per il quale la scelta di Campiglione rischia, però, di penalizzare la parte sud della provincia.
L'entroterra aspetta
L'entroterra, intanto, aspetta. «Prima il nuovo ospedale si fa e meglio è, perché migliorerà sia la qualità delle prestazioni sia la logistica», il commento del sindaco di Montegiorgio, Michele Ortenzi. Anche il Comune della media Valtenna sta facendo i conti con gli effetti della riconversione. Dopo un periodo di confusione e proteste, i cittadini si sono abituati alle novità. L'attesa per il nuovo presidio, però, resta. «Il problema aggiunge Ortenzi è che, contemporaneamente alla riconversione, non c'è stato un miglioramento delle condizioni dell'ospedale di Fermo. È stato accentrato tutto in quella struttura che, sia logisticamente sia per posti letto, non è in grado di assorbire tutti i flussi conseguenti alle riconversioni». La palla è nelle mani della politica regionale, a cui i sindaci si appellano e che dovrà fare la sua parte. Sapendo che quella locale, bipartisan più che mai, è pronta a dare battaglia.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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