«La Curia dovrà essere esempio di ricostruzione senza scandali»

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Lunedì 23 Settembre 2019, 05:04
IL TAGLIO DEL NASTRO
FERMO «Ogni volta che un centro di culto viene riaperto per la devozione è una grande emozione». E di volti emozionati, ieri mattina, a San Francesco, ce n'erano in abbondanza. A tre anni dal sisma, l'antica chiesa ha riaperto le porte. Un momento molto atteso, annunciato dal suono festoso delle campane, a cui i fermani non sono voluti mancare. Riempiendo le tre navate per la prima messa. A officiarla, l'arcivescovo Rocco Pennacchio che non ha nascosto la soddisfazione nel vedere riaperta «una tra le chiese più significative, che hanno segnato la vita del nostro popolo».
Il taglio del nastro
Numerose le autorità presenti al taglio del nastro. «Recuperare San Francesco le parole del sindaco Paolo Calcinaro significa recuperare non solo la chiesa di una parrocchia molto importante, ma qualcosa a cui i fermani sono molto legati». «Il sisma ha portato tante difficoltà ha aggiunto , ma ha anche dato la possibilità di riscoprire quanta bellezza abbiamo nella nostra città. Perché certe cose vengono date per scontate e se ne capisce l'importanza solo quando iniziano a mancarci». Ha provato a buttare il passato alle spalle il capo di gabinetto della Prefettura, Francesco Martino, che ha ricordato «i drammatici momenti che hanno colpito e martoriato anche questo territorio» e il «ruolo di coordinamento» svolto dalla Prefettura. «Il sistema emergenziale ha retto. Abbiamo lavorato in sinergia e ci siamo conosciuti meglio. Finalmente, questi momenti si possono unire alle prospettive per un futuro di gioia», il suo commento. C'era anche il commissario straordinario Piero Farabollini, ieri mattina, a San Francesco. È a lui che si è rivolto Fabrizio Cesetti parlando della necessità di «snellire le procedure per accelerare il processo di ricostruzione».
L'emergenza
«Oggi è questa la vera emergenza», ha aggiunto l'assessore regionale che ha pure sottolineato come «l'apertura di una chiesa sia un segnale di fiducia, perché ricostruisce il senso di appartenenza, essendo il luogo per eccellenza in cui una comunità si ritrova». A occuparsi dei lavori è stata la Krea Costruzioni di Perugia. L'intervento è costato 300mila euro. Il massimo consentito dai finanziamenti. «Ci sono piccoli aggiustamenti da fare. Perché questa chiesa è lunga 50 metri, ma la stessa somma è stata attribuita anche a edifici di dimensioni molto minori», ha detto l'ing. Massimo Conti, progettista e direttore dei lavori. E infatti il restauro non è finito. Alzando gli occhi, lungo tutto il soffitto corre una spessa rete bianca. Serve a dare stabilità alle volte. Affondando in secoli di storia, martelli e picconi hanno fatto riemergere autentiche meraviglie. Come le parti di affresco scoperte nel sottotetto o la struttura interna delle monumentali colonne, «fatte con conci concentrici». Fino a «una serie di stanze, prima celate alla vista, probabilmente facenti parte di un cunicolo preesistente». «La speranza il tentativo di Conti è di poterle riportare alla luce». Per farlo, però, servono soldi. Nei prossimi mesi, in provincia, ci saranno altre chiese da riaprire. È stato infatti pubblicato l'elenco degli interventi di ricostruzione e miglioramento sismico compresi nell'Ordinanza n. 84 del 10 luglio 2019. Quelli previsti nel territorio della Diocesi di Fermo sono in tutto 68, di cui 41 nel Fermano, per un importo complessivo di 32 milioni 130mila euro. «Come soggetto attuatore, per la Curia la vera prova comincia adesso. Dovrà dimostrare che è possibile una ricostruzione seria e senza scandali», la chiosa dell'arcivescovo Pennacchio che ha anche annunciato la nascita di un'unità pastorale tra le chiese di San Francesco, Sant'Alessandro, Santa Lucia e San Domenico.
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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