L'ECONOMIA
FERMO Soffre il Fermano. La crisi non dà tregua. In cinque mesi,

3 Minuti di Lettura
Sabato 22 Giugno 2019, 05:04
L'ECONOMIA
FERMO Soffre il Fermano. La crisi non dà tregua. In cinque mesi, la provincia ha perso 208 imprese (-1,13%), passando da 18.378 a 18.170. Questo fazzoletto di terra che sulle aziende piccole e piccolissime ha costruito la sua fortuna, in regione, è quello che più accusa gli effetti di una crisi ormai cristallizzata, la cui uscita, nonostante i proclami, sembra sempre più una chimera.
La classifica
Ad avere la peggio è il commercio che, nella prima parte dell'anno, ha perso 104 attività. Segue la manifattura con 66 serrande abbassate. In difficoltà anche l'agricoltura con 61 imprese in meno, le costruzioni che ne hanno perse 30 e il turismo, dove il comparto soggiorno e ristorazione segna quota -20. In controtendenza solo alcuni settori del terziario (servizi di informazione e comunicazione, attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese) che risultano in crescita. Numeri che suonano come un campanello d'allarme a cui ormai ci si è abituati e che, proprio per questo, non fa più tanto rumore come invece dovrebbe. Perché situazione è grave. E la crisi stagnante. A confermarlo, anche i dati sulle esportazioni. Nei primi tre mesi del 2019, nel Fermano, l'export è calato dell'8,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
La rilevanza
«Si tratta di un dato che acquista ulteriore rilevanza se si considera che per le Marche, lo stesso trimestre, ha registrato un notevole aumento dell'export, con +5,8%», dice il presidente della Cna di Fermo, Paolo Silenzi. L'associazione di categoria monitora costantemente l'andamento dell'economia fermana. Il report aggiornato a maggio non mette allegria. Fotografa un territorio bloccato, che arranca in una palude da cui sembra non riuscire a uscire. Un territorio che, per decenni, ha fatto la sua fortuna con le calzature, diventando uno dei più importanti distretti del mondo, e che ora sembra aver perso appeal, forse in modo irrecuperabile. A provarlo proprio l'export, calato del 9,9%, «segno spiega Silenzi di un'evidente perdita di competitività del settore sui mercati esteri, che si verifica proprio mentre l'export dello stesso settore, per il complesso del Paese, segna +5,6%». Male anche le altre attività pellettiere che registrano un -3,9% rispetto al +13,8% del dato nazionale.
L'azione
«A questo proposito aggiunge il presidente della Cna ricordiamo l'azione concreta intrapresa dal Tavolo provinciale per la competitività e lo sviluppo per l'attivazione del distretto fermano maceratese come area di crisi industriale complessa. Nell'incontro di Roma di fine maggio abbiamo avuto rassicurazioni riguardo la volontà di adeguare la normativa vigente alle specificità del tessuto economico del territorio, oltre all'intenzione di abbassare la soglia di investimento, di rendere ammissibili i contratti di rete e di ampliare la tipologia delle spese ammesse nei piani di investimento». Imprese che chiudono significa migliaia di persone che restano a casa. L'estate porterà una temporanea boccata d'ossigeno, con circa 1.370 lavoratori che verranno occupati entro questo mese, e che, per agosto, dovrebbero diventare 2.750. Ad assumere cuochi, camerieri, operai specializzati e commessi saranno le imprese con meno di 50 dipendenti. Nel 20% dei casi si tratterà di contratti a tempo indeterminato o di apprendistato, nell'80% a termine. Una panacea, non certo la soluzione. E gli imprenditori che arrancano fanno sempre più spesso ricorso al credito bancario. Che non sempre, però, riescono a ottenere.
L'evoluzione
I dati più recenti parlano di un'evoluzione negativa poco meno pronunciata rispetto a quella regionale, con i prestiti alle imprese calati, tra marzo 2018 e marzo 2019, del 5%, rispetto al -5,4% del dato regionale. Ma nel Fermano il crollo dei prestiti è più marcato rispetto al dato regionale per le attività manifatturiere (-3,2% contro -1,8%) e per il terziario (-7,7% contro -6,1%). Mentre si registra un ridimensionamento dei prestiti alle costruzioni meno drammatico di quello regionale (-4,9% contro -17,1%). «Senza credito chiosa Silenzi non si investe, non si cresce, non si compete. Questo deve essere un messaggio ben chiaro: è necessario mettere in campo tutte le azioni affinché il territorio inverta la rotta».
Francesca Pasquali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA