Pietralacroce, la coop-truffa In 4 rischiano un processo

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Martedì 25 Settembre 2018, 05:05
LA BEFFA
ANCONA Undici anni e passa di promesse e garanzie di riavviare i cantieri, ma dei cento appartamenti che la cooperativa di costruzioni Casa Marche avrebbe dovuto edificare sul colle Altavilla di Pietralacroce se ne vede sì e no la metà. E anche quelli realizzati sono costati agli ex soci della coop ben più del previsto, con maxi rate aggiuntive pagate fino ai mesi scorsi per scongiurare i pignoramenti. Undici anni, secondo la Procura di Ancona, di inganni, tanto da ipotizzare nelle conclusioni delle indagini il reato di truffa, ma anche di sprechi delle risorse societarie, visto che si contesta anche la bancarotta fraudolenta.
Le ipoteche sul groppone
Ma per i cantieri lasciati a metà dal 2013, per le ipoteche rimaste sul groppone di soci che avevano pagato tutto, fino all'ultimo stato d'avanzamento, adesso qualcuno potrebbe dover rispondere in un processo penale. Rischiano di finire in tribunale infatti lo storico presidente di Coop Casa Marche Maurizio Pesaresi, di Offagna, e una ristretta cerchia di collaboratori che in concorso con lui avrebbero bruciato cospicue risorse versate dai soci. In piena estate in quattro hanno ricevuto l'avviso di chiusura indagini, l'atto che in genere prelude alla richiesta di rinvio a giudizio vera e propria: con l'ex presidente Pesaresi, rischiano un processo (anche se con alcune sfumature sui reati contestati) il suo vice di allora Volfrano Ramacogi, il componente dell'ultimo Cda della coop Paolo Naponelli e un quarto indagato che pur non figurando nell'organigramma di Casa Marche avrebbe giocato un ruolo nella vicenda, Ulisse Melappioni, all'epoca presidente della Habita Service Snc di Ancona, nella cui compagine societaria figuravano lo stesso Maurizio Pesaresi e Paolo Naponelli.
Mansioni amministrative
Si tratta di una società a cui la coop di costruzioni Casa Marche avrebbe affidato negli anni consulenze per oltre 7 milioni. Incarichi per lo più per mansioni amministrative che erano stati censurati anche dal giudice civile Sergio Casarella quando ad aprile aveva accolto una richiesta di sequestro cautelare di beni avanzata dal commissario liquidatore Sallorenzo nei confronti degli ex componenti del Cda, in vista dell'eventuale causa civile di risarcimento. L'inchiesta arrivata ora al capolinea era partita da un esposto e una denuncia presentati il 27 novembre 2015 dall'avvocato Andrea Marini, legale di una coppia di ex soci di Casa Marche che avevano pagato 179.920 euro dei 300mila pattuiti per un appartamento, versando anticipi e stati di avanzamento dal maggio 2007 fino al luglio 2013. Alla fine dovettero arrendersi all'idea che le promesse del presidente Maurizio Pesaresi e di suoi collaboratori («vedrete, il cantiere ripartirà presto», si sentirono dire più volte) cercavano solo di nascondere una situazione da default, precipitata poi nella primavera del 2016 con la liquidazione coatta della coop che aveva coinvolto oltre cento soci nella lottizzazione Apl 4 Pietralacroce-Altavilla.
Il commissario liquidatore
Ai reati indicati inizialmente nella denuncia - truffa, false comunicazioni sociali e infedeltà patrimoniale - poi il pubblico ministero Marco Pucilli ha aggiunto di sua iniziativa anche la bancarotta fraudolenta, condividendo nel fascicolo dell'inchiesta penale le conclusioni rassegnate nella relazione del commissario liquidatore Virgilio Sallorenzo, nominato il 31 maggio 2016 dal ministero dello Sviluppo economico, dopo che la Coop Casa Marche era finita in liquidazione coatta amministrativa. Nessuno tra i quattro indagati avrebbe fatto richiesta di interrogatorio e dunque è probabile che a breve dalla Procura venga fatta richiesta al Gip di fissazione dell'udienza preliminare.
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