L'EPIDEMIA
ANCONA Si continua a morire di Coronavirus nelle Marche, dove ormai

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Mercoledì 11 Marzo 2020, 05:04
L'EPIDEMIA
ANCONA Si continua a morire di Coronavirus nelle Marche, dove ormai i bollettini giornalieri registrano decessi di pazienti anziani in aumento. Ieri altri sei, che fanno salire a 18 il bilancio delle vittime dall'inizio dell'emergenza, due settimane fa. Il 13esimo decesso si era registrato in mattinata a Marche Nord, con la morte di un paziente di 94 anni. Poi nel pomeriggio altri cinque: tre uomini all'ospedale di Senigallia, tutti della provincia di Pesaro, di 67, 84 e 85 anni, una donna di 83 anni del Maceratese deceduta a Fermo, e un anconetano di 81 anni morto a San Benedetto. I pazienti Covid ricoverati negli ospedali marchigiani sono più che raddoppiati negli ultimi quattro giorni, passando dai 93 di venerdì ai 210 di ieri. Ben 54 sono in terapia intensiva.
La curva di crescita
Per questo c'è una corsa contro il tempo per rendere disponibili in fretta tutti i 408 posti letto destinati dalla Regione a fronteggiare l'emergenza da Coronavirus. Nella settimana più dura della sanità marchigiana, chi gestisce la crisi dell'epidemia da Covid-19, sia nei palazzi della politica che al Gores, segue lo sviluppo di due curve destinate prima o poi a incrociarsi. Una è la crescita dei casi di contagio nelle Marche, e in particolare dei pazienti infetti da ricoverare, arrivati ieri a quota 210. Oltre la metà dei 394 casi positivi (71 in più di lunedì) registrati nel bollettino diffuso ieri mattina dalla Regione Marche e confermato dal bilancio serale, che aggiornava purtroppo la contabilità delle vittime. L'altra curva traccia invece la velocità con cui si sta implementando il piano sanitario varato lunedì dalla giunta Cerisicioli per moltiplicare i posti letto di un sistema ospedaliero che prima dell'emergenza Coronavirus aveva a disposizione in tutto 114 posti di Rianimazione (con livelli elevati di saturazione) e 59 di Malattie infettive.
Il piano regionale Emergenza Covid-19 mette in campo 408 posti letto (tra già esistenti e da ricavare) riservati ai pazienti contagiati, 59 dei quali nelle terapie intensive e 67 nelle subintensive. Ma 176, secondo il cronoprogramma, saranno operativi da lunedì prossimo. Più della metà, 95, riguardano la degenza post-critica e altri 25 sono destinati a pazienti in condizioni non critiche da ricoverare in un'area degenza al'Inrca di Ancona. Ma gli altri 56 posti da ricavare entro lunedì riguardano anche reparti di terapia intensiva (4/5 tra gli ospedali di Fermo e all'Inrca di Ancona), 7 in più nelle Rianimazioni di Torrette e l'ospedale di San Benedetto del Tronto e altri 44 sono dell'area degenza sub-intensiva, negli ospedali di Camerino (dove servono 8 ventilatori) Ascoli, Fermo e Torrette. Per questi si lavora a un ritmo febbrile, per attuare in pochissimi giorni tutte le misure che servono per la riconversione di reparti da destinare ai pazienti Covid o addirittura interi ospedali, com'è il caso di Camerino, dove già domenica sono stati resi operativi 8 posti di terapia intensiva trasferendo i pazienti no-Covid a Macerata e Civitanova.
La metamorfosi
E la metamorfosi degli ospedali procede anche più in fretta di quanto non prevedesse il piano, perché già alla fine di questa settimana il San Salvatore di Pesaro diventerà Covid Hospital, riservato solo ai pazienti positivi al Coronavirus, dirottando tutti gli altri al Santa Croce di Fano. Un'accelerazione che la direzione dell'azienda ospedaliera Marche Nord (104 ricoverati) ha deciso per l'aumento dei casi positivi che necessitano di terapia intensiva e rianimazione. E si dovrebbe andare verso il Covid Hospital unico provinciale anche nelle Aree Vaste 2 e 3, dove l'evoluzione del contagio, rispetto alla Provincia di Pesaro, è indietro di sei giorni per Ancona e dieci per Macerata. «Ci aspettano 8-10 giorni di trincea, ma stiamo cercando di essere sempre un passo avanti rispetto alle necessità», diceva ieri il governatore Ceriscioli. Il Piano straordinario della Regione dispone anche la sospensione temporanea delle attività programmate di chirurgia, e si stanno richiamando in servizio anche medici e infermieri messi in quarantena, ma senza sintomi, per contatti con pazienti infettati. Il massimo sforzo in una settimana cruciale, in attesa che producano gli effetti sperati (ma ci vorranno almeno 7 giorni) le misure di contenimento più stringenti in vigore da ieri in tutta Italia.
Lorenzo Sconocchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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